Firenze, 3 dicembre 2024 - L’anima di Gavinana sbarca sugli scaffali. È arrivato nelle librerie (e sui maggior book store online) il libro di Lorenzo Andreaggi, il cantastorie di quel lembo d’Oltrarno nel Quartiere 3: ‘Quanti moccoli in Paradiso - La grande storia del contado fiorentino del Bandino tra sacro e profano’ (Udom, 470 pagine, 27 euro) già presentato lo scorso 22 novembre nella Sala paradiso della Villa del Bandino, a breve verrà presentato pure in Consiglio regionale: autore della premessa, il presidente della Giunta Eugenio Giani, mentre la presentazione è di Luciano Artusi.
Andreaggi, attore fiorentino, cantante fiorentino – è considerato l’erede di Narciso Parigi – e da oggi anche storico fiorentino?
"Nel 2017 Narciso Parigi mi ha passato il testimone come cantante del repertorio fiorentino e facendo il disco insieme a lui, 'Italia, America e ritorno', sotto la sua direzione artistica, è partito il tutto. È un'eredità artistica che porto avanti con orgoglio e che mi manda avanti nel mio intento di preservare e rinnovare la memoria del quartiere storico del Bandino, il mio da sempre. Questo è il libro conclusivo di tante ricerche che ho cominciato all'età di 15 anni che mi ha portato a alla fine a questo lavoro".
Ma non è un titolo dissacrante?
"Certo è un doppio senso... ma quella che va verso la chiesa di Santa Maria e Santa Brigida al Paradiso si chiama salita dei moccoli non per le bestemmie, come sono chiamate in fiorentino, ma appunto per i moccoli di terracotta invetriata di fine ‘700 che ancora don Stefano conserva gelosamente, dove veniva messo l'olio con uno stoppino e venivano posizionati nelle buchette lungo tutti i muri di cinta di via del Paradiso e via Benedetto Fortini".
L’idea del libro quando è nata e come si è sviluppata?
"Ho iniziato a girare per archivi nel 2021 e ho raccolto più di 500 tra documenti e fotografie inedite per raccontare tutta la storia di Gavinana – con un focus sul Bandino – dall’epoca romana ai giorni nostri, partendo da quel miglio romano che ancora esiste in via di Ripoli, che era l’antica Cassia. Documenti che ho trovato all’Archivio Niccolini, all'Archivio fotografico toscano, all'Archivio di Stato di Firenze, all'Archivio storico di Firenze, a quello del Comune di Bagno a Ripoli, anche al vostro archivio storico New Press Photo, alla biblioteca del Museo Galileo, alla fototeca dei Musei civici fiorentini, al Fotogiornalismo Torrini e al Gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie e degli Uffizi. Un grazie di cuore al ministero della Cultura che mi ha fatto arrivare a documenti che sarebbero stati altrimenti inarrivabili, perché la maggior parte delle famiglie nobili che prima possedevano il contado del Bandino, quando se ne andarono nel 1800 e vendettero tutti i casolari di fattoria che appartenevano alla villa centrale del Bandino, si portarono via tutti i documenti. Sono stati conservati per la maggior parte all'archivio Niccolini: i marchesi Niccolini furono gli eredi dei Bandini, coloro che dettero il nome al luogo, e quindi abbiamo un faldone di notizie, immagini disegni del periodo che va dal 1400 fino al 1800 che negli archivi pubblici non si trovano".
Non solo via di Ripoli, in quei tempi antichi da cui il libro parte..
"Esatto, la seconda strada battuta dai romani dopo la Cassia era la parallela via San Marcellino, che continuava con l'attuale via Buia e arrivava fino alle terme che costruirono in quella località Bagni, da cui oggi Bagno a Ripoli. Sappiamo anche che prima dell'avvento dei romani ci sono state altre civiltà su queste rive dell'Arno e ci hanno dato testimonianza gli scavi archeologici al Viola Park all'inizio di questo anno: quasi 400 tombe etrusche e villanoviane, oltre a una successiva fattoria romana".
A proposito di Ripoli, che viene dal latino Ripa, l’Arno era importantissimo per il quartiere, ne era fonte di vita. Ma non era l’unico corso d’acqua..
"Ci sono tre capitoli molto corposi dedicati al fosso dell'Anconella, con i disegni di come era prima che fosse tombato e la descrizione di dove passa tutt'oggi sotto le strade. La sorgente è alle pendici di via Buia, e si va a buttare in Arno all’altezza dell’attuale piazza Ravenna. Una prima mappa del 1577 riporta che i signori Bandini avevano deviato il fosso. Inizialmente ‘l'Anconela vecchia’, chiamata così quella originale, passava quasi parallela a Via Ripoli. Quando ancora era tutto contado, nel 1577, venne deviata perché avevano bisogno di costruire altri casolari in quella che poi è diventata negli anni Cinquanta via Datini-via Federico d'Antiochia".
Ma questi Bandini decidevano proprio tutto nel rione..
"Diciamo che i casolari di fattoria per il 90%, erano di proprietà appunto di questa casa torre che poi è diventata casa di fattoria e poi ancora villa, la villa del Bandino, in una cui parte oggi risiede la biblioteca comunale. Da lì scaturiscono tutti gli eventi e tutti i personaggi che sono passati da qui, da Bandino di Bencivenni Baroncelli che fu il capo stipite, a quel Bernardo Baroncelli che Lorenzo de' Medici riuscì a catturare a Costantinopoli ancora con il vestito alla turca perché gli congiurò contro – la famosa congiura dei Pazzi contro Lorenzo il Magnifico – e venne impiccato al Bargello. Un altro, Giovanni Bandini, accalappiava, diciamo così, i ragazzi del contado e li uccideva mentre ci faceva sesso. Ci sono delle storie all'interno di questi documenti anche veramente truci". E il tunnel che parte dalla Villa del Bandino è una leggenda metropolitana?
«Il famoso cunicolo sotterraneo che parte dalla Villa del Bandino e arriva fino alla chiesa di Santa Maria e Santa Brigida al Paradiso in via Benedetto Fortini, sbuca proprio dietro l’altare: ne ho avuto la conferma da don Stefano che è il parroco da molti anni. Quindi è tutt’ora esistente, magari non sarà percorribile per qualche frana, ovviamente, perché si parla di un'opera che ha centinaia di anni. Qui al Bandino ne abbiamo un piccolo tratto che parte proprio da casa nostra e poi si ferma, ma in origine arrivava fino alla chiesa dei Moccoli. Ancora durante l’ultima guerra, ho testimonianza di chi al bisogno lo usò per scappare dai tedeschi e riuscì a scamparla". Qualche altro episodio accaduto durante il Ventennio?
"Ce ne sono tanti, per esempio la casa del popolo del Bandino sorgeva in via Erbosa angolo viale Europa. Nel 1921 venne distrutta dalle squadre fasciste, proprio la settimana in cui venne assassinato anche Spartaco Lavagnini. Ci sono le fotografie e la descrizione della casa del popolo con il teatro".
Ma è vero che i brigidini li hanno inventati a Gavinana?
"Non sono nati a Lamporecchio, come tanti credono, ma sono dalle monache di Santa Brigida in via del Paradiso, nel monastero della Crocetta fondato da suor Domenica del Paradiso. Così le monache di Santa Brigida, che già sfornavano le ostie, visto che avevano bisogno di soldi per mantenere il monastero, inventarono questi dolcetti. Poi il monastero di Santa Brigida ha preso anche altre strade e le suore si sono ritrovate pure a Lamporecchio, ma l'origine nasce proprio da qui. In via di Ripoli alla vecchia casa Fancelli c’è questo grande busto di pietra serena che ricorda proprio suor Domenica del Paradiso, che è stata una suora oppositrice dei modi di fare di Girolamo Savonarola... e giustamente aggiungo io!"