Firenze, 16 febbraio 2024 - Dopo il successo di 'Quello che non ho', Neri Marcorè torna a confrontarsi con Fabrizio De André in un nuovo spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico La Buona Novella, album pubblicato dal grande cantautore genovese nel 1970. Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. Al Teatro della Pergola sarà in scena dal 20 al 25 febbraio. Afferma Marcorè: «La Buona Novella è un’opera polifonica che mediante metafora e allegoria parla dell’arroganza del potere, il quale mal digerisce gli uomini troppo liberi di pensiero, intralcio per l’esercizio del potere stesso, sia esso familiare, religioso o politico. La spiritualità, intrinseca nel momento in cui si parla di Gesù e della Madonna, è però qui contemplata nella sua dimensione terrena, laddove “il più grande rivoluzionario della Storia” resta prima di tutto un uomo, con una fisicità che non lo rende diverso dai suoi simili. Eppure, nonostante i suoi limiti, ogni essere umano può compiere imprese straordinarie e dar vita a nuovi corsi ogni volta che non si pone al primo posto, ma si mette al servizio di un bene superiore, collettivo». Con Rosanna Naddeo. Arrangiamenti e direzione musicale Paolo Silvestri. Voce e chitarra Giua, voce, chitarra e percussioni Barbara Casini, violino e voce Anais Drago, pianoforte Francesco Negri, voce e fisarmonica Alessandra Abbondanza. Una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Carcano, Teatro della Toscana, Marche Teatro e Teatro Stabile di Genova. La Buona Novella è uno spettacolo pensato come una sorta di Sacra Rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio de André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’Infanzia Armeno a frammenti dello Pseudo-Matteo. Prosa e musica, perciò, montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco del 1970. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria.Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’Opera da camera, La Buona Novella è il primo concept album di De André, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione teatrale. «Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo, usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone». Questa dichiarazione di De André è emblematica di come l’autore si sia posto, in tempi di piena rivolta studentesca, nei confronti di un tema così delicato e dibattuto dal punto di vista politico e spirituale.Con La Buona Novella De André lavora certo a un’umanizzazione dei personaggi, ma questa traduzione cantata dai temi dei Vangeli apocrifi è fatta con grande rispetto etico e religioso. La valenza “rivoluzionaria” della riscrittura sta più nella decisione di un laico di affrontare un tema così anomalo per quei tempi che nei contenuti o nel taglio ideologico. Solo a tratti, nel racconto, appare l’attualizzazione; più spesso le ricche e variegate suggestioni immaginifiche, fantastiche e simboliche dei Vangeli apocrifi sono ricondotte a una purezza quasi canonica, e talvolta traspare la sensazione che esista, anche per l’autore, la sconvolgente possibilità che in Gesù umanità e divinità abbiano convissuto. Traspare, così, un percorso parallelo nell’interpretazione di De André: da una parte, un’innata tendenza a mettere in discussione tutto ciò che appare codificato, dogmatico o tradizionale; dall’altra parte, una sensibilità che gli fa preferire, tra le molte versioni dei Vangeli apocrifi, sempre la scelta più nobile, matura e ricca umanamente, alla ricerca di un racconto forse meno sacro, ma sempre profondamente morale. La drammaturgia aggiunta, recitata in gran parte da Neri Marcorè, racconta l’antefatto de L’infanzia di Maria, svelandone la nascita ‘miracolosa’, e riempie il vuoto che va dall’infanzia del Cristo alla Crocifissione. Così, 30 anni di vita di Gesù sono sintetizzati in un lungo racconto che ci svela un Cristo bambino anche stizzoso, impulsivo, che si serve dei suoi poteri talvolta per esibizionismo, sia quando accusato resuscita, per poi far tornar morto, un bimbo caduto da una terrazza per farlo testimoniare a sua discolpa, sia quando, in un passo di grande qualità poetica, guida i suoi compagni di gioco in una visionaria cavalcata sui raggi del Sole. Maurizio Costanzo
Cultura e spettacoliFirenze, Neri Marcorè porta in scena 'La buona novella' di De André