ERIKA PONTINI
Cultura e spettacoli

Il sogno di Fuortes: “Un grande Maggio per fiorentini e turisti. L’avanguardia nel dna”

“I conti sono in ordine, già aumentati abbonamenti e incassi e ora puntiamo sull’estero”. Il direttore Gatti verso la Scala: “Ci vuole tempo per scegliere un altro nome importante”. Ora concerti pop e rock

Firenze, 6 settembre 2024 – “Stamattina (ieri, ndr) quando ho presentato il cartellone mi si è avvicinato un sindacalista, lavora qui da trent’anni. Mi ha detto ’questa è una giornata storica’. E in effetti lo è. Programmare con quattro mesi d’anticipo consente non solo di intercettare un turismo internazionale ma anche di ridurre i costi e massimizzare i ricavi. E’ questo il vero cambiamento culturale che non era mai stato fatto”.

Cuore artistico, mente manageriale: dopo sei mesi Carlo Fuortes nuovo sovrintendente del Maggio, esce allo scoperto e snocciola la sua ricetta di teatro “spettacolo”, che si apra anche a nuovi generi. “La danza ma anche concerti pop, rock e jazz”.

Il sovrintdentende del Maggio Musicale Fiorentino Carlo Fuortes (New Press Photo)
Il sovrintdentende del Maggio Musicale Fiorentino Carlo Fuortes (New Press Photo)

Lei è arrivato da poco, che idea si è fatto di Firenze?

“Mi trovo molto bene, anche nella vita: ho una casa in Oltrarno e mi muovo in bicicletta. Quando vengo in teatro mi sembra di stare in vacanza. E’ una città vivibilissima: alcune difficoltà non le ho vissute”.

Il pubblico, ma soprattutto gli sponsor hanno risposto al suo piano di rilancio?

“La prima vera stagione inizia nel 2025. Per questo autunno il programma era praticamente già fatto ma il pubblico ha risposto bene e abbiamo registrato molti ’tutto esaurito’”.

Eppure si dice sia un teatro sovradimensionato per la città

“Non deve essere un luogo solo per la città: un teatro d’opera deve attrarre un pubblico anche internazionale, lo ha sempre fatto e deve continuare a farlo. Il programma che abbiamo presentato va in questa direzione: i calendari stagionali sono in contrasto con l’idea di avere stranieri, devono potersi organizzare”.

Ora quanto pesa il pubblico internazionale?

“La percezione è che ci siano ma non abbiamo i dati, in cavea abbiamo visto tanti turisti”.

Come intercettarli

“Il 60 per cento acquista biglietti online e possiamo fare di più. Internet, il web e i social diventano fondamentali. Bisogna fare un lavoro importante con i tour operator, sia qui che all’estero, dagli Usa al Giappone”.

I turisti sono migliaia in città

“È folle che con una decina di milioni di presenze turistiche, uno dei luoghi di offerta culturale di eccellenza non venga valorizzato. Il turista colto, di alta spesa la sera non sa dove andare: i musei sono chiusi e le mostre non ci sono. Noi copriamo uno spazio cruciale”.

Servirà una campagna di comunicazione

“La faremo a tappeto negli alberghi”.

Lei evidenzio’ la criticità degli incassi. Come sta andando?

“Abbiamo aumentato la previsione dil budget del 25% portandolo a tre milioni, nel 2025 lo supereremo; gli abbonamenti autunnali sono già il 25% in più della primavera e a settembre partiremo con la nuova campagna”.

Saranno annuali, un bel costo

“Per questo potranno essere sottoscritti in due tranche. Un teatro di questa importanza non viene soddisfatto dagli abbonati, sono i nostri aficionados, li coccoliamo”.

Conti in rosso?

“I debiti non ci sono più. Abbiamo situazione finanziaria più che rosea, i soci hanno azzerato il debito, abbiamo fatto 7 milioni e mezzo di utile che ha ripianato le perdite”.

Resta quello con lo Stato?

“I 24 milioni a lunga scadenza”.

Lei ha presentato un cartellone coraggioso: sei nuove produzioni, come si pagheranno?

“Tutta la parte di produzione viene dall’attività biglietteria, contribuiti privati e sponsorizzazioni. E’ in equilibrio”.

E di che cifra parliamo?

“Il budget è 5 milioni e 600 mila euro per le attività del 2025”.

Sembra che abbia scelto più grandi registi che grandi cantanti...

“Non credo in un Maggio fatto solo di cantanti, il teatro è uno spettacolo che deriva innanzitutto dal direttore d’orchestra, poi dal regista e dai cantanti: pensare a un teatro di soli cantanti è un modo vecchio di fare teatro d’opera”.

Come è stato il passaggio dal presidente Nardella a Funaro?

“Il presidente Nardella era legatissimo a questo teatro, ci metteva l’anima ma ha avuto momenti difficili. Ha insistito perché diventassi sovrintendente. Sara Funaro l’ho vista entusiasta. Tutto il teatro la sente come una presenza vera”.

Lei disse: ’Serve un Maggio moderno e popolare per essere sostenibile’. Ci saranno concerti, i Maneskin?

“Sì ai concerti pop, jazz, rock, sia al chiuso che all’aperto. Firenze ha molti spazi, e c’è una consuetudine che non vogliamo stravolgere. Per questo insieme ai soggetti che già operano potremmo valorizzare questo luogo”.

Il Maggio è parte civile contro l’ex sovrintendente Pereira. Come commenta?

“La decisione è stata assunta dal Consiglio di indirizzo prima del mio arrivo, spero che Pereira si possa discolpare e ne esca a testa alta ma questo lo deciderà la giustizia. Costituirsi parte civile era inevitabile”.

Chi prenderà il posto di Daniele Gatti, presto alla Scala?

“Sto valutando ma ci vuole tempo. Per il Maggio serve il migliore che abbia i titoli ma anche disponibilità. Nel 2025 non avremo un direttore musicale”.

Ha scelto molti direttori giovani, quasi una tradizione, accadde anche con il giovane Muti

“Sì, con il grande Riccardo Muti e con Mehta”.

E’ tra gli emergenti il nuovo direttore? Lei un’idea ce l’avrà

“Sì, ma non gliela dico”.

In un’intervista Davide Livermore disse: ‘Voglio fare la rivoluzione con il teatro’?. Un messaggio politico e quale rivoluzione si può fare al Maggio?

“Ogni spettacolo è un progetto di teatro e deve essere rivoluzionario perché più che dare risposte deve fare domande. Davide ha ragione. Io spero che quel programma e quegli spettacoli possano essere rivoluzionari. Il motto che può riassumere il Maggio è ’la tradizione del nuovo’ che ha sempre fatto fin dalla sua nascita. E’ sempre stato un anticipatore, la Scala era molto più tradizionale. Sicuramente qualche regia sarà contestata, farà discutere ma questo è un bene: il teatro deve essere un luogo di discussione”.

Mehta è un direttore leggendario, continuerà a scommettere su di lui?

“Ha un valore assoluto è amato dal pubblico ed è in grande forma. Continuiamo a lavorare con lui e abbiamo grandi progetti”.

Il sogno nel cassetto? Andare a La Scala?

“No, assolutamente, sto benissimo qui. Al Maggio venivo fin da ragazzino e adesso sono tornato da Sovrintendente. Il mio sogno è fare un grande Maggio”.