Firenze, 2 ottobre 2024 - Dipingere il divenire. Nasce dall'interesse scientifico e dalla sperimentazione sul campo a contatto con i paesaggi naturali l'arte di Roberto Ghezzi, cortonese doc, impegnato dagli anni Novanta a dare forma e contenuto alla realtà organica attraverso la sua rappresentazione pittorica. Creazioni inedite che partono da viaggi in luoghi puri e incontaminati per risalire all'origine della materia, interagendo con essa per carpirne storia e movimento.
Un flusso di acqua e terra che si depositano nel tempo su tessuti in materiali ecosostenibili: si chiamano "Naturografie" e saranno esposte alla Galleria La Fonderia da sabato 5 fino al 23 novembre. L'esposizione curata da Erica Romano si intitola - non a caso - "La memoria dell'acqua" ed è figlia di un lungo e paziente processo creativo, dove l'interazione contemplativa con il paesaggio va di pari passo all'esortazione diretta alla natura affinché esprima se stessa attraverso il suo divenire e gli esseri - umani, animali e vegetali - con cui è venuta in contatto. Non il gesto dell'artista, ma quello dei venti, delle correnti e dei mari che animano e agitano i parchi della Macedonia e i ghiacciai della Groenlandia, le valli sconfinate della Patagonia e le coste tunisine.
Una pratica performativa di dedizione alla natura che si sottrae alla soggettività dell'Io per lasciare spazio all'acqua, elemento primordiale dell'Essere, e nucleo originario del ricordo, intestandosi contestualmente la memoria della propria composizione e ciò che ha raccolto nel corso mutevole del tempo: la comunione panica con l'essere umano è il momento in cui la tecnica incontra l'alterità, catturando l'energia dell'ambiente e le sue atmosfere. Dalla scultura alla pittura ad olio, dai diari di viaggio alle residenze, la mostra è la sintesi del percorso ventennale dell'artista lungo i sentieri misteriosi dell' "existere", nel tentativo ossessivo di rispondere alla domanda fondamentale: chi siamo, da dove veniamo.