MICHELE BRANCALE
Cultura e spettacoli

'Il viaggio di Aïssata', perché una donna non sia "straniera"

Il nuovo romanzo di Diye Ndiaye, la narrativa di un'autrice senegalese e fiorentina

Diye Ndiaye (dal profilo Fb)

Diye Ndiaye (dal profilo Fb)

Firenze, 15 aprile 2025 - L'avere ricondotto un fenomeno strutturale come l'emigrazione, dettato da coordinate spesso tragiche come la guerra, l'emergenza ambientale, la povertà, a una dimensione securitaria ha consentito di consegnare scivolosamente la vita di tanti a una "clandestinizzazione". Dire a qualcuno "clandestino" è negargli storia e nome, dimensione umana, ricondurre la Storia, fatta da tante "piccole" storie, all'anonimato. 'Il viaggio di Aïssata', romanzo edito da Ladolfi, di Diye Ndiaye, senegalese e fiorentina (è stata assessora nel Comune di Scandicci), è un bel contributo narrativo alla comprensione di quegli "altri" che per effetto di quell'operazione rischiano di restare restare stranieri per sempre anche quando sono in mezzo a noi e, ancora di più, se vivono lontano. Quella di Aïssata è la storia di una donna che sconta sulla propria pelle tutti i condizionamenti culturali che rendono vittime tantissime donne e che diventa al tempo stesso volto fiero di un cambiamento, che sa dire sia degli affetti sia delle forme di possesso ingombranti e violente, soprattutto dall'adolescenza in poi, che pongono i giovani e soprattutto le giovanissime in una condizione di sudditanza. Ndiaye riesce a raccontare con efficacia e anche con leggerezza una vicenda esemplare, che aiuta a capire molto più di tante piccole cronache, peraltro utilissime. Attraverso i ricordi, Aïssata, nativa dello Zambia, ripercorre i viaggi e i cambiamenti avvenuti nella propria vita, gli inganni, il matrimonio combinato, le storie delle persone che compongono la sua famiglia allargata, cosa significa il passaggio da ragazza a donna in un mondo maschilista sostenuto dalla tradizione, dove la voce delle donne, e soprattutto delle giovani donne, non conta.