Capotondi e le bombe in città. “Storie di mamma alla figlia lontana”. Un libro dopo il successo in teatro

’Se mi manchi è più bello’ di Marco Bonini. Favole della buonanotte ambientate nella Firenze in guerra. Appuntamento il 22 novembre alla libreria Libraccio con lo scrittore, già autore dello spettacolo ’La Vittoria è la balia dei vinti’

L’attrice Cristiana Capotondi ha portato in scena ’La vittoria è la balia dei vinti’ di Marco Bonini che adesso ha trasformato la storia teatrale in un libro

L’attrice Cristiana Capotondi ha portato in scena ’La vittoria è la balia dei vinti’ di Marco Bonini che adesso ha trasformato la storia teatrale in un libro

Firenze, 16 novembre 2024 – In principio era lo spettacolo teatrale ’La Vittoria è la balia dei vinti’. E lo è ancora, perché l’interprete, Cristiana Capotondi, continua a girare in tournée da una parte all’altra d’Italia con grande successo. Ma esattamente all’opposto di come avviene in genere, dopo il testo drammaturgico arriva il libro. L’autore è sempre lui, l’attore Marco Bonini, che dopo aver scritto e diretto in scena la Capotondi, ha aggiunto altri sei capitoli a quella sorta di fiaba iniziale, arrivando a un racconto per ogni giorno della settimana, tutti ambientati a Firenze, che sono diventati il volume ’Se mi manchi è più bello. Brevi storie per colmare la distanza’. Il libro sarà presentato il 22 novembre (ore 18,30) alla Libraccio di via de’ Cerretani, all’interno del programma de ’La Toscana delle Donne’. Insieme all’autore, ci sarà la capocronista de La Nazione Erika Pontini e la capo di Gabinetto della Regione Cristina Manetti.

Marco Bonini, perché un libro dal suo spettacolo teatrale?

“Di solito accade l’inverso, ma questa è la follia geniale di Stefano Francioni, il produttore del mio spettacolo e ora anche mio editore, che è uno dei pochi che commissiona testi originali. Mi aveva chiesto di scrivere una storia per Cristiana Capotondi, poi, visto che lo spettacolo è andato così bene, ha pensato di aprire una casa editrice per dare un seguito alle storie che a teatro comunque dopo quache stagione si esauriscono. E quindi mi ha chiesto se avevo un’idea per sviluppare ‘La Vittoria è la balia dei vinti’. E io ho detto sì”.

Il fil rouge dei sette capitoli è lo stesso.

“Esatto. C’è una mamma, Lucrezia, che racconta una favola della buonanotte alla figlia al telefono perché è fuori per lavoro. Nel libro, rispetto allo spettacolo, ho allungato la trasferta della madre e ho scritto altre sei storie per ogni sera. E come in una specie di omaggio alle ‘Favole al telefono’ di Rodari, ho immaginato come una donna cerchi di colmare ogni giorno la distanza fisica dalla figlia”.

Lucrezia, ribalta lo stereotipo dei ruoli in famiglia.

“È lei che sceglie di lavorare fuori, spiegando alla bambina l’importanza di questa sua volontà, anche perché sa di avere un marito che ha deciso di occuparsi della figlia e di restare con piacere a casa”.

Le storie sono ambientate a Firenze, con estrema precisione di dettagli, nonostante lei sia romano.

“Ho fatto un grande lavoro di ricerca, perché il primo episodio che mi interessava raccontare è ambientato proprio a Firenze, durante il bombardamento del 19443”.

Come nasce l’idea?

“Un elemento importante me lo ha dato Vittoria Puccini, che è una cara amica e fiorentina. Una sera a cena mi ha raccontato una storia conosciuta da sua nonna: una signora aristocratica aveva allattato il figlio della sua balia, alla quale era andato via il latte a causa della paura avuta durante i bombardamenti. Oltrettutto lo spettacolo ha debuttato l’anno scorso alla Pergola, proprio in occasione l’ottantesimo anniversario del bombardamento di Firenze”.

Un’altra anticipazione del libro?

“Il primo testo era così piaciuto alla Regione, che mi ha commissionato un altro racconto, che sta nel volume, sulla biografia dell’Elettrice Palatina, che tra l’altro ha portato in scena sempre Cristiana Capotondi al teatro Verdi. Quindi a quel punto ero quasi obbligato a scrivere tutte le storie su Firenze”.

Oltre che attore, lei si sente più scrittore o drammaturgo?

“Ci sono certamente registri e tecniche diverse, però io mi sento essenzialmente un cantastorie. Da sempre gli esseri umani scrivono perché hanno bisogno di storie. E io scrivo come fosse un racconto orale, anche quando si tratta di un saggio, immagino sempre di doverlo poi narrare fisicamente”.