Firenze, 28 marzo 2024 – Il museo Horne nacque dalle ultime volontà di Herbert Percy Horne, architetto, studioso, collezionista d’arte, intellettuale dai molteplici interessi, ed è costituito da una ricca raccolta di pitture, sculture, ceramiche, mobili, arredi, suppellettili domestiche che narrano l’arte e le tradizioni del Rinascimento fiorentino. La ricca raccolta è stata da lui lasciata allo Stato italiano insieme al palazzo in cui è conservata: un esempio unico di dimora signorile rinascimentale e oggi totalmente accessibile anche alle persone con difficoltà motorie. Per conoscere meglio questo museo e le importanti iniziative che promuove abbiamo intervistato la dottoressa Elisabetta Nardinocchi, direttrice di questo scrigno di capolavori.
Qual è la storia di questo vanto per la nostra città e che cosa lo caratterizza nel panorama museale fiorentino?
“Il museo Horne nasce grazie al lascito testamentario del collezionista inglese Herbert Percy Horne, nato Londra nel 1864 e trasferitosi poi a vivere in Italia e in particolare qui a Firenze, scelta come sua nuova patria. E’ proprio grazie al lascito di questo personaggio che nasce il museo: prima la fondazione, naturalmente - un anno dopo la sua morte avvenuta nel 1917 - e poi il museo che viene aperto invece nel 1921. Quest’ultimo ha avuto varie vicissitudini nel corso del tempo perché vi sono state le due guerre e poi non ultima l’Alluvione del 1966; per lunghi periodi quindi è rimasto chiuso, ma fortunatamente dagli anni ’90 è continuativamente aperto.”
Con la sua raccolta Horne si mostra un raffinato conoscitore e cultore d’arte, protremmo dire un critico attento. “Si, assolutamente.” Quanto e perché possiamo definire moderna e attuale la sua concezione di arte?
“Sicuramente è proprio per il suo approccio, direi. Prima di tutto di studioso, perché in effetti Horne nacque e si formò come architetto, ma nel corso degli anni si occupò di arte a trecentosessanta gradi e in particolare - quando si trasferì a vivere in Italia e a Firenze - di arte rinascimentale e di pittura, soprattutto quattrocentesca. Molto importante – precisa Nardinocchi – è stato il suo contributo sullo studio di un grande pittore del Rinascimento, Sandro Botticelli. La monografia di Horne su questo artista in effetti rimane ancora oggi un testo fondamentale. Possiamo definire il suo un approccio di studio assolutamente moderno perché non solo egli guardava alla produzione di Botticelli e di altri suoi contemporanei, ma si documentava anche su vari aspetti legati alla loro attività attraverso le fonti.”
Ossia?
“Mi riferisco a documenti d’archivio, fonti documentarie in generale e - possiamo dire - con un approccio molto moderno e vicino al nostro modo di procedere negli studi.”
La collezione di questo intellettuale inglese innamorato di Firenze comprende dipinti di artisti quali Giotto, Masaccio, Simone Martini, Benozzo Gozzoli, anche non finiti - perché il collezionista era interessato a conoscere e comprendere tutte le fasi di esecuzione di un’opera - e insieme oggetti di uso comune, quotidiano, in cui l’arte si esprime nella fattura e nei materiali e questo – afferma Elisabetta Nardinocchi - “è un suo interesse primario: documentare l’arte in tutti i vari aspetti. Ciò si lega anche alla sua formazione. L’aver fatto parte di un movimento artistico come quello legato a William Morris delle ‘Arts and Crafts’ inglesi e quindi saper veramente apprezzare un dipinto, così come una scultura, ma anche un mobile, un tessuto, un libro: tutto quanto potesse documentare la produzione artistica del Rinascimento.”
Direttrice, ci aggiorna sulle iniziative e i progetti in corso del museo che ha – tra l’altro - il vanto di avere i locali accessibili?
“Questo per me – e lo dico con grande soddisfazione – è un bellissimo risultato: essere riuscita, grazie a ‘Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze’, a dotare il museo di un ascensore ai piani che consente un’accessibilità completa per tutti.” La dottoressa Nardinocchi fa inoltre notare che il museo mostra un’attenzione a tutti i pubblici: con un approccio multidisciplinare e inclusivo: "facciamo tante attività legate a varie situazioni.” Si ricorda che il museo Horne rientra nella rete dei musei ‘Welcome Firenze’, rete che vede operosi sette musei “con l’interesse di renderli luoghi accessibili, inclusivi e di benessere. E su questo si continua a lavorare. Parallelamente – rileva ancora la direttrice – facciamo continuamente attività didattica, di ricerca, di studio.”
Da pochi mesi è stato pubblicato il catalogo completo dei disegni della Fondazione, quasi mille fogli, che prossimamente sarà anche accessibile online. Oltre a rendere quindi visibile l’importante fondo grafico attraverso esposizioni, il museo Horne lo renderà accessibile anche in una specifica sezione del sito.
Nel museo è presente anche una ricca biblioteca?
“Si, la fondazione Horne è un istituto culturale che comprende il suo museo e un archivio storico contenente il patrimonio documentale di Herbert Horne collegato anche alle ricerche del nostro collezionista.”
Consultabile?
“Si, su richiesta ovviamente, con lettera di presentazione.”
Dalla direttrice apprendiamo infine che presto, per piccoli gruppi, saranno anche organizzate visite sia per l’archivio storico che per la biblioteca: un'occasione da non perdere.