Firenze, 3 ottobre 2024 - 'Le ragioni del cielo' di Stefano Zecchi (Gabrielli editori) ci riporta, attraverso il meccanismo della domanda e della risposta con diversi interlocutori intervistati dal saggista fiorentino per la rivista 'Rocca' della Pro Civitate Christiana di Assisi, a cosa vuol dire essere pensanti prima e dopo il Covid, cercando anticorpi alla fluidità della comunicazione muta. «Non è facile guardare il mondo, di questi tempi; tanto più nell’attuale cambiamento d’epoca, come lo chiama da anni Papa Francesco. La barbarie diffusa – scrive Brunetto Salvarani nella prefazione - nasconde fino a soffocare quel poco o tanto di bello e positivo che pure esiste, ma che fa fatica a emergere. Ecco perché, di regola, ci accontentiamo di vedere quanto sta succedendo, senza parteciparvi e fino ad augurarci semplicemente che tutto finisca, il prima possibile».
Sul libro si sono confrontate diverse personalità, anche in un incontro presso la chiesa dei Santi Fiorentini. Per Vannino Chiti, presidente dell'Istituto storico della Resistenza, dalle interviste emerge un’indicazione a non riconoscersi pienamente in quello che si sta vivendo e una non rassegnazione ad accettare tutto com'è, da spettatori. Il fatto che non esista il proletariato non vuol dire che non esistano i poveri. Il mondo è globalizzato ma tutti sono frammentati, spesso senza interlocutori diretti: pensiamo ai lavoratori davanti alla spersonalizzazione del capitale, per cui non c'è un volto, un gruppo, qualcuno che rappresenti quello che una volta si chiamava “il padrone”. Ma questo stesso meccanismo caratterizza anche il vuoto della politica di fronte alle storie personali. Da che parte stare? Con chi stare? In un confronto a Firenze a cui hanno preso parte Chiti e Sandra Gesualdi, presso la parrocchia dei Santi Fiorentini, è emerso come si tratti di scegliere il nome di qualcuno ed essere fedele. Scegliere da che parte stare è scegliere un nome. Se incontrare vuole dire imparare, come ha notato Gesualdi sulla base della lezione di don Milani, Chiti pone l'accento sulla dimensione della città e “le città sono innanzitutto le persone” come lo sono le loro case. Vivere senza casa è un guaio, ma si consuma il territorio attraverso un turismo aggressivo. Ci si addormenta sul piano locale e su quello globale: poche le richieste di popolo (e delle istituzioni) di un cessate il fuoco davanti ai conflitti che avvelenano il mondo. Ma non è il deserto. Tra le testimonianze raccolte, quella di Luca Casarini: “Mi sento sempre inadeguato e fuori luogo, non all’altezza di quello che dovrei essere capace di restituire per tutti i doni che ho ricevuto e ricevo ad ogni respiro che passa... Siccome ormai comincio ad essere vecchio, sarebbe molto lungo… Fino a pochi anni fa, fino a che non mi sono messo in mare con una nave, e ho cominciato ad andare incontro a fratelli e sorelle che gridano aiuto, non riuscivo a capire bene il senso di tutte le mie scelte nel tempo”. Il libro raccoglie interviste a: Alessandro Barban, Antonella Lumini, Alfredo Jacopozzi, Guidalberto Bormolini, Christian Carlassare, Luca Casarini, Pierluigi Castagnetti, Vannino Chiti, Adele Corradi, Erri De Luca, Don Mattia Ferrari, Corrado Formigli, Sandra Gesualdi, Bernardo Gianni, Vito Mancuso, Luciano Manicardi, Tomaso Montanari, Ileana Montini, Moni Ovadia, Paolo Ricca, Nello Scavo, Matteo Zuppi.