Olga Mugnaini
Cultura e spettacoli

“Ogni storia d’amore è una fine”, il romanzo a quattro mani degli autori misteriosi

Firmato da Aura Cenni e Lorenzo Donati, pseudonimi degli autori che spiegano la nascita di un romanzo ambientato in Toscana

Un'elaborazione grafica dell'intrigante copertina del libro

Un'elaborazione grafica dell'intrigante copertina del libro

Firenze, 10 luglio 2024 – Ci sono storie d’amore così intense e intime che vanno protette dal nome degli stessi protagonisti. Eppure allo stesso tempo non vanno taciute, ma raccontate in tutta la loro forza e verità. E’ così che da alcuni giorni è in libreria un romanzo, edito da Mondadori, che non svela i suoi autori, ma che in questo modo ci consegna un’avventura dell’anima forse ancora più travolgente. “Ogni storia d’amore è una fine” è il titolo del libro a quattro mani, che ci accompagna nella passione vera vissuta da Aura Cenni e Lorenzo Donati. Chi si celi dietro questi due pseudonimi non si sa. Si conoscono invece bene i luoghi tra Firenze, San Gimignano, la Versilia. E i tempi, l’oggi e l’ieri nei giorni della Liberazione fiorentina. E abbiamo le parole degli autori, che ci mettono al loro fianco in un cammino di ferite e cicatrici, riscatti e speranza, sulle ali di un amore che è sempre rinascita, fra paesaggi toscani, arte e letteratura.

Prima di tutto, perché la scelta di due pseudonimi?

L.D. «Perché le storie che si raccontano sono più importanti del nome degli autori, soprattutto una storia come questa, d’amore e di morte. Una franca tiratrice fascista, Anita, che spara dai tetti d’Oltrarno; due anime sopravvissute legate da una nobildonna al loro destino; il dolore e il riscatto. La conferma che è labile il confine tra il bene e il male».

A.C.«Volevamo che i protagonisti della storia fossero in primo piano, sia dentro il romanzo che al di fuori di esso. L’unico modo era sparire come autori. Scegliere l’anonimato, proprio come fa Aura».

Il titolo è già una sentenza: ogni storia d’amore è una fine. Eppure un amore vero non finisce mai.

A.C. «L’amore finisce, anche quello vero. Si trasforma insieme a noi. Cresce e muta, si estingue, può diventare odio o affetto profondo. La letteratura ci ha insegnato che l’amore vero diventa eterno soprattutto quando deve fare i conti con il dolore e con la perdita. È una scommessa l’amore vero, anche quello di Aura e Lorenzo».

L.D. «Non esiste per sempre. Sono rarissime le storie d’amore che durano una vita intera. Amore intenso, non affetto. Durante un’esistenza si susseguono diverse età, la vita ti cambia. Ogni storia d’amore è una fine e un inizio, “un sipario che cala tra un atto e l’altro della vita” ha scritto Crepet».

Quanto contano Firenze e la Toscana nello sfondo di questo legame?

L.D. «I fatti narrati sono accaduti davvero e la Toscana ne è stata il palcoscenico tra il 1944 e ieri mattina. Una Toscana scempiata dalla guerra e una Toscana affondata nella bellezza. Le pagine corrono tra Firenze, la Versilia e una magica San Gimignano, la città delle torri».

A.C. «La Toscana diviene il luogo dove Aura ricostruisce la propria vita. Sceglie la Toscana per la sua bellezza assoluta e senza tempo. Ci sono scorci di paesaggio che non hanno mutato la loro immagine dall’antichità a oggi. Questo senso di eterno è quello di cui Aura va in cerca».

Un libro a quattro mani, un uomo e una donna, che sonda sentimenti e passioni da due diversi punti di vista. Una novità.

L.D. «Sì. Aura e Lorenzo affrontano lo stesso pericolo, la stessa follia, ma lo fanno con due diverse sensibilità e quindi con due stili di scrittura diversi. Franco Cardini, che ha scartabellato il manoscritto, bontà sua, ha detto che è un libro potente, emozioni che tolgono il fiato».

A.C. «Il libro è nato dall’urgenza di fermare sulla carta dei sentimenti che erano troppo forti per essere semplicemente vissuti. Quando abbiamo realizzato che i nostri pensieri sparsi erano legati da un filo, abbiamo iniziato a mettere in ordine le parole. C’era bisogno di trovare una sede, un luogo dove potessero essere protetti, conservati, qualsiasi fosse la fine che questa storia avrebbe avuto».

Chi dovrebbe leggere questa storia?

L.D. «Chi si è arreso alla vita, chi teme di affrontare la profondità di un sentimento, chi ha paura di fallire di nuovo».

A.C. «Chi non ha paura di lasciarsi trasportare nella dimensione autentica di un sentimento raccontato senza remore».

Ma insomma, l’amore va creduto o fuggito?

L.D. «Se lo fuggi, ci sbatti comunque la testa. Meglio affrontarlo di petto, avere il coraggio dei sentimenti. E meglio se resta un po’ di mistero».

A.C. «Se lo trovi, va protetto. Sfuggirgli si rivela spesso inutile. Una resa alla vita. Ma se decidi di accoglierlo lo devi coltivare con la stessa cura con cui coltiveresti un giardino».

A quali scrittori vi siete ispirati?

A.C. «Nelle pagine di “Ogni storia d’amore è una fine” vi sono molti riferimenti ad altri libri, antichi e più recenti. Alcune sono citazioni dichiarate, fin dall’esergo con le parole di Proust, altre sono letteralmente nascoste. Una bella sfida trovare tutti i libri nel libro».

L.D. «La letteratura di ogni tempo e a ogni latitudine rigurgita di racconti su questa follia: le seducenti allusioni del Cantico dei Cantici, l’amore platonico di Dante, la passione di Shakespeare, la carica erotica di lady Chatterley, le parabole del Cristo. Ma ognuno vive quella trappola insondabile a modo suo e vi sprofonda con le parole che sente. Non esiste un prontuario».

È il vostro primo libro a quattro mani. Ve ne sarà un secondo?

L.D. «Il romanzo contiene tre storie intrecciate, ognuna degna di essere ricordata e di avere un futuro».

A.C. «I momenti più belli di questo romanzo li abbiamo già vissuti ormai. Come si fa a rinunciare all’emozione della scrittura? È così intensa, quando le parole si incrociano, combaciano. Ogni storia d’amore ha una fine, ma questa si amplifica in altre storie».

Il romanzo sarà presentato il 19 luglio alle 21 alla Rocca di Montestaffoli a San Gimignano (Siena), con la partecipazione di Daniela Morozzi e Lorenzo degll’Innocenti che leggeranno alcuni brani. Nel corso della serata sarà proiettato il cortometraggio di Rossano Manescalchi, candidato al Festival di Cannes 2024 ispirato al libro.