OLGA MUGNAINI
Cultura e spettacoli

Palazzo Pitti, l'universo a colori di Giovanna Garzoni

Palazzo Pitti riapre il 28 maggio dopo il lockdown con la mostra dell'artista barocca amica della Gentileschi: cento opere fra miniature, disegni e ritratti

Garzoni

Firenze, 27 maggio 2020 - “Miniatrice di Madama Reale”. E' uno dei prestigiosi titoli che ricevette questa stravagante pittrice barocca, geniale ed eclettica quanto ribelle e raffinata. Non a caso Giovanna Garzoni, nata ad Ascoli Piceno intorno al 1600 e morta a Roma nel 1670, era amica di Artemisia Gentileschi e con lei girò le più importanti corti del tempo, dipingendo, facendosi apprezzare e lasciando una delicatissima scia della sua arte, fatta di  ritratti, fiori, animali, conchiglie, piante, atmosfere esotiche e  profumi orientali.

E' con lei che Palazzo Pitti torna al pubblico dopo il lungo lockdown, riaprendo domani i musei della reggia e inaugurando la mostra “La grandezza dell’universo nell’arte di  Giovanna Garzoni” negli spazi dell’Andito degli Angiolini, dove resterà allestita fino al 28 giugno, a cura di Sheila Barker .

Qui sono riunite cento opere, per quella che è la prima monografica dedicata alla Garzoni, fra nature morte, strani insetti e animali dall’espressività quasi umana,  tra dipinti, miniature su pergamena, che era il supporto prediletto dalla Garzoni, disegni, oltre ad un grande paliotto a tema floreale di oltre quattro 4 metri di lunghezza. Tutto ciò a fianco di porcellane antiche, avori e bronzi rinascimentali, in un dialogo ritmato a ricostruire un'epoca. 

Alla corte dei Medici Giovanna Garzoni approdò all'età di 19 anni, dopo aver studiato giovanissima a Venezia la tecnica della pittura ad olio, probabilmente dallo zio Pietro Gaia. Si perfezionò inoltre  nelle arti della calligrafia, della miniatura, nell’uso degli strumenti a corda e nel canto. A 22 anni sposò Tiberio Tinelli, ritrattista veneziano, ma la loro unione fallì a causa di un voto di celibato di Giovanna, pronunciato per fuggire la predizione di una morte per parto. Il matrimonio terminò nel 1624 con i parenti di lei pronti a testimoniare il ricorso di Tinelli alla stregoneria.

Accogliendo l’invito del fratello a cercare la propria “libertà”, nel 1630 Giovanna si trasferì a Napoli, a servizio del duca di Alcalà, insieme ad Artemisia Gentileschi. Con lei condivise viaggi ed esperienze,  prendendo l'eroina ad esempio e modello a cui ispirarsi.  Abile nel garantirsi il favore dei suoi committenti, Giovanna si specializzò nella miniatura su pergamena, eccellendo in particolare nella rappresentazione di nature morte con oggetti esotici e soggetti tratti dal mondo vegetale ed animale: così, protagonista nella cultura del suo tempo, divenne ben presto nota e apprezzata in tutta Europa.

Passando per Roma, ottenne il patrocinio dei Barberini e fu introdotta all’Accademia dei Lincei dall’erudito Cassiano Dal Pozzo.  Nel 1632 si trasferì a Torino, ed è qui che ottenne il titolo di “Miniatrice di Madama Reale”.

Nel 1637, alla morte del duca di Savoia, di nuovo in compagnia di Artemisia si diresse in Inghilterra alla corte di Carlo I e lì conobbe Inigo Jones. Alla fine del 1639 Giovanna era a Parigi, nella cerchia del cardinale Richelieu di cui realizzò il ritratto (esposto in mostra)  Tra il 1642 e il 1651 visse principalmente a Firenze, lavorando per i Medici e dipingendo moltissime miniature. Stabilitasi infine a Roma, si spense nel 1670 e, prima donna ad ottenere questo onore, venne sepolta nella chiesa dell’Accademia di San Luca. 

In mostra, oltre a molte opere di proprietà del Gabinetto Stampe e Disegni degli Uffizi, numerosi prestiti da collezioni private, da musei nazionali ed esteri, che esemplificano l’arco creativo di tutta la sua carriera. Tra le particolarità, le preziose miniature floreali con vasi di foggia cinese e conchiglie provenienti da paesi tropicali e le tante nature morte “ma anche vive” con frutta, piante esotiche e piccoli animali di ogni genere _ dagli insetti rappresentati nella loro infinita varietà, a lumache, uccelli e cavallette -, fino ad arrivare all’opera simbolo della mostra, la celebre Canina (piccolo cane) inglese raffigurata su un tavolo accanto ad una tazza cinese e ad alcuni biscotti. Ma l’unicità dell’estro creativo della Garzoni si esprimeva anche nel confronto tra oggetti e figura umana, come testimonia il Vecchio di Artimino circondato dai prodotti del suo lavoro di contadino (salumi, frutta, uova, formaggi) e dalle bestie della sua corte (galline e un cane).

Di sicuro impatto, poi la particolarità dell’Autoritratto della giovane Garzoni nei panni del dio Apollo, realizzato dalla pittrice appena ventenne, e la insolita miniatura del principe etiope Zaga Christ, ritratto quando Giovanna si trovava alla Corte dei Savoia. Infine, non poteva mancare un omaggio a Raffaello, proprio mentre a Roma alle Scuderie del Quirinale è in corso la grande mostra per il cinquecentenario della morte dell’Urbinate: nell’andito degli Angiolini è esposta infatti anche la copia in miniatura dipinta dalla Garzoni nel 1649 della Madonna della Seggiola, già al tempo pezzo di punta della collezione medicea e tuttora visibile nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. “Giovanna Garzoni era una donna che spesso si trovò a lavorare e dipingere con e per altre donne, e questi episodi di sororità contribuirono in parte ma sempre positivamente alle sue scelte e agli esiti del suo lavoro  – afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt -. Indipendentemente da questo la Garzoni riuscì da sola, con le proprie forze e il proprio ingegno, tramite un’accorta politica di autopromozione e un’intelligente flessibilità nel muoversi tra le corti italiane ed europee del tempo, a farsi valere e a creare, anche nel nascente genere della natura morta, un linguaggio originale e profondamente poetico.  Gli eventi di quest’anno hanno fatto sì che fosse proprio l’arte della Garzoni a sancire la rinascita della Reggia dei Granduchi dopo un lungo momento di buio e silenzio”.

La curatrice dell’esposizione Sheila Barker spiega: “L’obiettivo di questa esposizione è di mostrare lo straordinario respiro geografico della Garzoni, e, allo stesso tempo, illustrarne la visione artistica penetrante, mozzafiato. Il suo punto di partenza è sempre il cuore, il fulcro delle persone e delle cose, che poi vengono sottoposti ad una analisi quasi microscopica. In particolare, Giovanna Garzoni rivolse la sua attenzione agli oggetti esotici presenti nelle collezioni dei suoi committenti, organizzandoli in composizioni che parlavano del cosmopolitismo in crescita nella vita delle corti europee e della intensa circolazione di merci in tutto il mondo durante questo particolare momento storico di primissima globalizzazione”.

L’esposizione è protagonista di una iniziativa di Advancing Woman Artists (Awa) che l’ha scelta per lanciare una sfida globale ad artisti e istituzioni a livello globale a realizzare nuove creazioni ispirato proprio dall’arte di Giovanna Garzoni (http://advancingwomenartists.org/). “Creando una challenge dedicata a questa mostra, noi speriamo che l’esposizione stessa possa diventare un ponte culturale tra persone di svariate nazioni – commenta la direttrice di Awa, Linda Falcone - Speriamo che gli artisti contemporanei si uniscano a questa conversazione globale sull’arte e attraverso i loro lavori possano dirci quanto i risultati raggiunti dalla Garzoni colorano la loro creatività  oggi”. La mostra è realizzata con la collaborazione del Medici Archives Project; il catalogo è stato realizzato da Sillabe; l’edizione inglese è stata resa possibile grazie al contributo di Awa.