Firenze, 2 novembre 2018 - Il mondo dei quasicristalli , minerali impossibili nati nelle collisioni spaziali di centinaia di milioni di anni fa, non finisce di stupire e il materiale raccolto nel 2011 nelle argille costeggianti il fiume Khatyrka, nella Chukotka meridionale (nord della Kamchatka) riserve strabilianti sorprese. Proprio oggi, infatti, è stato pubblicato su Nature (clicca qui) un articolo sulla nuova scoperta del professor Luca Bindi, professore associato di Mineralogia al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, studio firmato insieme a Joyce Pham e Paul J. Steinhardt. Peraltro Bindi e Steinhardt sono stati premiati pochi giorni fa a Roma con il premio Aspen proprio per i loro studi sui quasicristalli.
Nel 2009 il geologo pratese, fiorentino d'adozione, scoprì il primo quasicristallo naturale, di origine extraterrestre, in un frammento conservato al Museo di Storia naturale di Firenze. Nel 2011 la spedizione in Kamchatka, sulle tracce del meteorite da cui proveniva il campione analizzato a Firenze, e la scoperta di un secondo quasicristallo naturale. Poi arrivò anche il terzo, ancor più particolare dell'icosaedrite e della decagonite, con una composizione non prevista da precedenti esperimenti di laboratorio.
La scoperta pubblicata su Nature segna un altro passo in avanti in questo campo: la scoperta, effettuata all'inizio di quest'anno sempre partendo dal materiale raccolto nel 2011, del primo "quasi-quasicristallo", approvato dalla International Mineralogical Association e battezzato proxidecagonite per la sua vicinanza alla decagonite. Anche in questo caso si tratta di un risultato che non era stato previsto in laboratorio. La sua genesi in una meteorite esposta ad alti livelli di temperatura e pressione portano anche a ritenerla termodinamicamente stabile ad alta pressione.
In estrema sintesi, i quasicristalli sono minerali si posizionano in una via di mezzo tra lo stato cristallino e quello vetroso, risultando così "minerali impossibili" perché in essi gli atomi sono disposti in maniera non periodica, cioè non ripetitiva, bensì seguendo simmetrie ritenute impossibili in natura. Dopo la loro teorizzazione fu proprio il professor Bindi a scoprirne l'esistenza. I quasi-quasicristalli sono invece solidi cristallini con una composizione chimica simile ai quasicristalli, ma con una disposizione degli atomi leggermente distorta.