
Storia di una capinera
Firenze, 8 aprile 2025 - Al Teatro della Pergola, in una settimana, quattro spettacoli che rappresentano la valorizzazione del repertorio italiano in chiave contemporanea. Dall’8 al 10 aprile, in Sala Grande, Storia di una capinera, il celebre romanzo epistolare di Giovanni Verga, arriva a teatro con Enrico Guarneri, Nadia De Luca, e la partecipazione straordinaria di Emanuela Muni, regia di Guglielmo Ferro. È un affresco della Sicilia borghese ottocentesca, tra scrittura introspettiva, critica sociale e partecipazione per il destino dei più deboli. I tormenti interiori della giovane Maria costretta a farsi monaca sono al centro di una passionale narrazione. La messinscena fa emergere il rigido impianto culturale e umano delle famiglie siciliane dell’Ottocento. Perché se Maria è vittima, non lo è dell’amore peccaminoso per Nino che fa vacillare la sua vocazione, ma lo è del vero peccatore “verghiano”: il padre Giuseppe Vizzini. Padre che, rimasto vedovo, manda in convento a soli sette anni la primogenita, condannandola all’infelicità. Un uomo che per amore, paura e rispetto delle convenzioni, causa a Maria la morte del corpo e dello spirito.
Dall’11 al 13 aprile, in Sala Grande, Pirandello Pulp di Edoardo Erba, con Massimo Dapporto e Fabio Troiano, regia di Gioele Dix, rilegge il metateatro pirandelliano in chiave divertente, intelligente e coinvolgente. Sembra un semplice gioco di ribaltamento dei ruoli, ma la scoperta di inquietanti verità scuoterà i precari equilibri trovati dai personaggi e farà precipitare la commedia verso un finale inaspettato. Siamo in prova, sul palco dove deve andare in scena Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Maurizio, il regista dello spettacolo, si aspettava un altro tecnico per il montaggio delle luci, ma si presenta Carmine, che non sa nulla dello spettacolo e soffre di vertigini. Maurizio è costretto a ripercorrere tutto il testo per farglielo capire e Carmine, pur di non salire sulla scala a piazzare le luci, si mette a discutere ogni dettaglio della regia. Le sue idee vengono da una sessualità vissuta pericolosamente, ma sono innovative, e Maurizio passa dall’irritazione all’entusiasmo, concependo, infine, l’idea di una regia “pulp”.
Il 15 e 16 aprile, nel Saloncino ‘Paolo Poli’, Paolo Triestino è Antonio, trasportatore di opere d’arte protagonista di Guanti bianchi, di Edoardo Erba, ispirato al libro di Paola Guagliumi L’arte spiegata ai truzzi. È una guida semplice e sorprendente all’arte antica e contemporanea, con la comicità, lo spessore e l’umanità di un personaggio indimenticabile. Raccontando come le ha trasportate, Antonio ci fa capire le opere d’arte con incredibile profondità, perché in tutta la vita ha avuto tempo di guardarsele e riguardarsele, e di capirle meglio dei professori. Con un linguaggio rozzo, ma intelligente, commenta le immagini dei capolavori che vediamo proiettate. La sua spregiudicatezza e la sua comicità coinvolgono il pubblico, tutto il pubblico, anche quello più restio. E lo guidano in un viaggio che attraversa due millenni di storia dell’arte, da Pitocrito a Mirò, da Michelangelo a Fontana, da Kessel il Vecchio a Edvar Munch. Ma perché Antonio ha organizzato la serata? Perché sta dando tutto sé stesso su un palco per farci amare l’arte? Ce lo spiega alla fine, con molta semplicità e senza retorica. C’è stato un delitto atroce proprio al suo paese. E lui è convinto che noi tutti, per rimanere umani, abbiamo bisogno di riscoprire cos’è la bellezza.
Dal 15 al 17 aprile, in Sala Grande, dopo il successo dello scorso anno, Neri Marcorè torna a Fabrizio De André nello spettacolo di teatro canzone, scritto e diretto da Giorgio Gallione, che fa rivivere in teatro l’album La buona novella. È una sorta di Sacra Rappresentazione contemporanea, che intreccia le canzoni del primo concept album con i brani tratti dai Vangeli apocrifi. Di taglio esplicitamente teatrale, è quasi un’opera da camera che dà voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Prosa e musica sono montati in una partitura coerente al percorso tracciato nel disco. I brani parlati sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria. La drammaturgia, aggiunta da Gallione e recitata in gran parte da Marcorè, racconta l’antefatto de L’infanzia di Maria, e riempie il vuoto tra l’infanzia di Cristo e la Crocifissione.