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Emanuele Giannelli e la fase di montaggio delle statue
Firenze, 19 febbraio 2025 - C’è una costante inamovibile nell’arte di Emanuele Giannelli: il suo potere di far riflettere e, allo stesso tempo, di scatenare reazioni. E Firenze, si sa, quando si tratta di commentare non si tira mai indietro.
Dopo il grande successo dell’installazione di Mr. Arbitrium nel 2022, l’artista torna nel cuore della città con la mostra Il Cielo sopra Firenze. Un titolo evocativo, ispirato all’opera di Wim Wenders, che pone al centro della scena tre sculture monumentali: The Watcher sul sagrato della Basilica di San Lorenzo e due Korf17 a incorniciare l’ingresso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana.
Nel giorno dell'inaugurazione non è mancata quella sottile ironia fiorentina. Perché, ancora una volta, a San Lorenzo è tornata una figura nuda. E ancora una volta, i fiorentini hanno trovato il modo di accoglierla con spirito. Se due anni fa l’apparizione del gigantesco Mr. Arbitrium aveva generato reazioni contrastanti, questa volta l’accoglienza è stata immediatamente affettuosa e ironica.
Stamattina, davanti alla Basilica, qualcuno ha lasciato un cartello che ha subito fatto il giro dei social: "Oh Giannelli, stamani la Bruna l'ha aperto le persiane e ha esordito 'l'avesse il mi' marito...' ben tornato in San Lorenzo gigante... per il mondo il tuo nome si spande... ma te le potevano mettere un paio di mutande!".
Un omaggio in rima che mescola l’ammirazione per l’artista alla battuta dissacrante, tipica del carattere fiorentino. Perché l’arte può essere monumentale, profonda e filosofica, ma a Firenze deve sempre fare i conti con il popolo e con la sua lingua tagliente.
Dietro l’ironia, però, c’è molto di più. The Watcher e Korf17 sono figure che guardano oltre, creature sospese tra il presente e il futuro. Il primo, con il suo binoculum, scruta l’infinito alla ricerca di qualcosa che ancora non conosciamo. I secondi, con il loro visore da realtà virtuale, si interrogano sul rapporto tra tecnologia e umanità.
La loro presenza a Firenze non è casuale: in una città dove il cielo è stato scolpito da Brunelleschi e raccontato da Dante, Giannelli invita a sollevare lo sguardo. A non lasciarsi risucchiare dal virtuale e dal quotidiano, ma a cercare un orizzonte più ampio, più alto. Il finissage della mostra, previsto il 15 maggio, sarà l’occasione per un importante confronto tra esponenti delle tre religioni monoteiste e un noto teologo. Un appuntamento che partirà proprio dall’opera The Watcher e dal suo sguardo rivolto verso l’alto, verso qualcosa che supera l’umano.
Lo ha sottolineato anche monsignor Marco Domenico Viola, priore della Basilica di San Lorenzo: "Nella nudità voglio scorgere il superamento dei miti del superuomo. Il desiderio insopprimibile di scrutare l’infinito che è in noi e oltre noi. Siamo impastati della polvere della terra ma anche della luce del cielo. Ho ripensato ad una delle tante famose frasi di Antoine de Saint-Exupéry “devi sentire che c'è qualcuno sopra di te per essere veramente te stesso”. E ancora "non si vede bene se non con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi, gli uomini lo hanno dimenticato, tu, non dimenticarlo mai" (Il Piccolo Principe). Ecco cosa Giannelli evoca in me con questa sua opera ancora una volta provocante e geniale". Le sculture di Giannelli non sono solo installazioni: sono specchi in cui la società può riconoscersi e interrogarsi. “Emanuele Giannelli torna a Firenze – le parole del presidente Eugenio Giani - con opere significative, come sanno essere i suoi lavori, capaci di parlare all’uomo contemporaneo lasciandolo stupefatto. Chiunque passerà accanto a Korf17 che abbiamo voluto incorniciasse il nostro ingresso, o a The Watcher sul sagrato di San Lorenzo, dovrà necessariamente alzare gli occhi, insieme alle sculture, e con loro guardare in alto, innalzando lo sguardo sopra il peso dei nostri corpi e dei corpi di questi giganti, riscoprendo il cielo quale elemento di congiunzione tra il contingente dell’uomo e l’eternità".
Eppure, nel mezzo di queste domande esistenziali, Firenze ci ricorda che si può sempre ridere perché tra filosofia e poesia, una battuta in rima non guasta mai.