GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Teatro Puccini: Rosella Testa porta in scena Samuel Beckett

L'attrice, allieva di Vittorio Gassman, è protagonista domenica sera di due drammi brevi - "Non io" e "Dondolo - firmati dal grande autore irlandese, per la regia di Francesca Prandelli. Produzione di Sorelle Afa APS.

"Non Io" e "Dondolo", in scena al Teatro Puccini

"Non Io" e "Dondolo", in scena al Teatro Puccini

Firenze, 25 ottobre 2024 - Straniamento e inazione. Perché la forza evocativa ed espressiva delle ultime opere del Premio Nobel Samuel Beckett non deriva dal movimento e dal dialogo, ma dalla loro stessa negazione, che sottolinea la natura non-significante dell'esperienza. Da queste premesse teoriche, nascono i due drammi brevi, i "Dramaticules", che l'attrice Rosella Testa porta in scena domenica sera al Teatro Puccini per la regia di Francesca Prandelli e le scenografie di Chiara Modolo

Due storie di donne che si sviluppano esclusivamente sul piano visivo negando allo spettatore la costruzione drammatica del racconto: "Non io" è un monologo scritto nel 1972 che presenta soltanto due figure, l'immagine di una Bocca, posta alla destra del pubblico e illuminata da un riflettore, e quella dell'Auditore, alla sua sinistra, in piedi su un podio nella penombra e avvolto da una tunica blu - la djellaba maghrebina - che non consente di identificarne i contorni. La donna rievoca la propria storia personale, squallida e mediocre, mentre l'Auditore si limita a quattro movimenti, consistenti nell'abbassare e alzare le braccia in segno di compassionevole commiserazione rispetto al ritmo meccanico e ripetitivo dell'esistenza. 

"Dondolo" - in lingua inglese "Rockaby" - venne pubblicato nel 1981 e portato a teatro per la prima volta in Italia proprio da Rosella Testa, nel 1986: stavolta la donna, precocemente invecchiata, è adagiata su una sedia a dondolo, e ascolta la sua stessa voce registrata raccontare la storia della propria vita solitaria e alla ricerca costante di contatti umani, mentre l'unica parola che riesce a pronunciare, "ancora", scandisce ad intervalli regolari il flusso del monologo - come del tempo e delle cose - e l'oscillazione della sedia: un gioco raffinato e complesso che interrogando temi universali come angoscia, desolazione e morte sfida lo spazio vuoto e angusto dell'esistenza con la forza dell'autoironia, della creatività e della più intensa commozione.