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Firenze, boom del banco dei pegni: febbre liquidità. Gioielli in cambio di vacanze e tatuaggi

Sempre più residenti impegnano oggetti di valore ereditati in cambio di contanti. Non solo classi disagiate, cresce la voglia del lusso senza indebitarsi

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Sempre più fiorentini ricorrono al banco dei pegni, cercando liquidità in cambio di gioielli ma anche orologi

Firenze, 17 novembre 2024 – Una corona ereditata dai nonni nobili. Putti d’oro in ogni posa possibile. E poi Rolex, gioielli, pietre preziose e diamanti. Sono sempre di più i fiorentini che si affidano al Pronto Pegno della società Kruzo Kapital (proprietà di Banca Sistema), il ’banco’ che consente di ottenere credito, per l’appunto, su pegno di un bene privato.

Una pratica con radici nel Medioevo, ben prima della nascita della banche, che oggi rinasce in forma digitale grazie al progetto (di successo) dell’istituto milanese.

Solo a Firenze, dal 2020 a oggi sono 3.300 i clienti (+5% rispetto allo scorso anno e +14% negli ultimi quattro anni) per un totale di 8mila polizze (+10%) e un volume di liquidità di 7,5 milioni di euro.

Denaro che, secondo i dati raccolti, i clienti per lo più non usano per necessità primarie, bensì per “bisogni extra”. Come ritocchi estetici, vacanze di lusso, l’iscrizione a un centro estetico o la spesa per farsi un tatuaggio.

I dati spingono poi a un’ulteriore riflessione: è da sfatare infatti il falso mito che da al monte dei pegni vadano solo persone ’alla canna del gas’. I clienti si dividono in dipendenti di aziende private (18%), dipendenti pubblici (15%), lavoratori autonomi (16%) ma anche imprenditori (13%), pensionati (19%) e inoccupati (19%).

Insomma, uno strumento utilizzato a Firenze non solo da stranieri che rappresentano il 30% del totale, ma anche da uomini e donne facoltose, come dimostrano alcuni orologi importanti o stemmi familiari.

Tra gli oggetti più curiosi lasciati nella filiale fiorentina in cambio di liquidità, anche una coppa in argento dell’Università inglese di Durham dedicata ai laureati.

Al tempo delle blockchain, dell’halving, della finanza strutturata e della interconnessione, Pronto Pegno ha cambiato anche strategia di azione: sempre meno persone si presentano alla filiale fiorentina, affidandosi invece all’app.

Bastano pochi click: il cliente fotografa il bene, lo carica sul portale, e attende la valutazione dei periti esperti di Pronto Pegno. C’è una prima proposta di credito: se considerata congrua, l’utente riceverà il contratto da firmare con l’azienda, un corriere andrà a ritirare l’oggetto e, nel giro di poco tempo, otterrà quanto pattuito via bonifico o – nel caso di un’operazione in filiale ed entro determinate somme – in contanti.

La media del prestito è di 1.400 euro, mentre i beni dati in pegno sono oggetti principalmente in oro (circa il 90%), ma anche orologi (5%).

La polizza tra le parti ha durata due anni, una volta trascorsi il cliente potrà decidere se prolungare il contratto, oppure ’abbandonarlo’ al banco.

A quel punto, Pronto Pegno metterà l’oggetto all’asta e tratterà in toto il ricavato – mentre in caso di riscatto, la quota spettante all’azienda viene decisa in fase di stesura del contratto.

In quanto recuperano i propri beni? In tanti, anzi tantissimi. Il 98% dei clienti, infatti, riscatta quanto impegnato e solo il 2% lascia che sia venduto all’asta.

P.m.