Roberto Davide Papini
Firenze

"Che bello, si vede che siamo a Firenze". Quando Julinho si innamorò dello stadio

Ai primi di agosto del 1955 il fuoriclasse brasiliano della Fiorentina cominciava a conoscere la città e il "palcoscenico" dove avrebbe incantato i tifosi viola, fino allo scudetto

L'articolo della "Nazione" del 5 agosto 1955

L'articolo della "Nazione" del 5 agosto 1955

Firenze, 13 agosto 2015 - Primi di agosto del 1955. appena sbarcato a Firenze, dopo un lungo viaggio dal Brasile (e prima di raggiungere la Fiorentina in ritirto ad Abbadia San Salvatore), Julio Botelho, il grande Julinho, assaggia per la prima volta un po' di Firenze e viene portato allo stadio. Qui, sul palcoscenico dove incanterà migliaia di tifosi viola, fino allo scudetto (il primo, quello del '55/'56) Julinho resta ammirato: "Ho visto stadi anche molto più grandi _dice spontaneamente, come riporta "La Nazione del 5 agosto '55_  ma non più belli". Una frase detta da un giocatore abituato a giocare in stadi importanti (uno fra tutti il Maracanà, così tanto per dire...).

Poi un'aggiunta che è un omaggio allo stadio, ma soprattutto, alla città: "Si vede che siamo a Firenze, qui si dovrebbero giocare partite magnifiche". In effetti, sarà così, perché quella Fiorentina di Julinho, Montuori, Virgili, Segato, Sarti, Chiappella, guidata da Bernardini, giocherà partite splendide allo stadio comunale di Firenze, così come su tutti i campi italiani e non solo. Però, certo, la bellezza dell'impianto fiorentino (progettato da Pier Luigi Nervi e realizzato tra il 1930 e il 1932) non può che ispirare grandi artisti del pallone e a Firenze, in maglia viola, ne sono passati tanti. A partire, proprio, da Julinho.