ILARIA ULIVELLI
Fiorentina

Fiorentina, Commisso gela tutti: "Lo stadio? Potrei non farlo più"

"L’area Mercafir ha prezzo proibitivo e tempi incerti consideriamo l’opzione di non costruire l’impianto"

Rocco Commisso, patron della Fiorentina (foto Germogli)

Rocco Commisso, patron della Fiorentina (foto Germogli)

Firenze, 12 febbraio 2020 - "Prezzo proibitivo e rischi potenzialmente illimitati". Non è un no definitivo. Ma potrebbe diventarlo. Le parole alla fine sono chiare: "Se il processo in corso non si svolgesse secondo tempi certi e con costi ragionevoli, la nostra volontà di portare avanti il progetto Mercafir svanirebbe velocemente". E la Fiorentina potrebbe anche decidere, a malincuore, di non realizzare il nuovo stadio.

Dopo i "mumble" dei giorni scorsi e prima della decisione finale, il patron del club gigliato Commisso snocciola tutte le preoccupazioni legate all’investimento per l’acquisto dell’area Mercafir che, di fatto, tengono in sospeso la partecipazione del club viola al bando per l’acquisizione dei terreni di Novoli su cui poter costruire il nuovo stadio.

Quali sono gli ostacoli? "Il prezzo complessivo davvero proibitivo", che si compone del costo di 22 milioni dell’area "che sin dall’inizio abbiamo dichiarato essere troppo alto" e di "un’altra serie di costi diretti a carico della Fiorentina" (per esempio l’obbligo di realizzare le opere viarie intorno al nuovo stadio, ndr ), si legge testualmente nella nota pubblicata dalla società. Non solo. Tra le preoccupazioni in cima ai pensieri di Rocco Commisso ci sono "altri rischi potenzialmente illimitati" che derivano dalle condizioni di gara, tra le quali eventuali vincoli aeroportuali dovessero sorgere con l’approvazione del masterplan che prevede l’ampliamento dell’aeroporto Vespucci. Ma anche, e soprattutto, "il fatto che non vi sono garanzie che il terreno sarà ceduto libero e non inquinato in tempi brevi".

Ma che cosa potrebbe intervenire a cambiare le cose a bando aperto? Sostanzialmente nulla di così radicale da trasformare un quasi no in un sì. Perché, a meno che non ci siano errori materiali, il bando non potrà essere cambiato. E neppure ritirato: altri potenziali partecipanti all’asta devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare.

Dopo l’asta, se andrà deserta, la Commissione valutazioni immobiliari di Palazzo Vecchio potrà valutare se ci sono le condizioni per procedere a nuova stima dei terreni. Oppure, sempre secondo il regolamento, il dirigente competente, in alternativa alla nuova stima può ricorrere a una gara pubblica senza determinazione di base d’asta, dovendo però sottoporre le offerte pervenute al parere di congruità della Commissione di valutazione. Senza la certezza che questo possa avvenire perché dopo la prima sta deserta il Comune potrebbe anche togliere il terreno dai beni alienabili, cioè decidere di non venderlo più. E in quel caso, finirebbe lì.

L’impegno della Fiorentina reso pubblico nello scorso ottobre era era di poter realizzare lo stadio in quattro anni: in campo entro settembre 2023. "Stiamo prendendo atto di un ritardo di 8 mesi nella programmazione già in questa fase", si legge, mentre la preoccupazione è per il futuro visto che "rileviamo l’assenza di misure volte a prevenire ulteriori ritardi in futuro".

Il sindaco sui ritardi non ci sta. "Posso soltanto ringraziare il Consiglio comunale che ha assegnato un vero record, approvando una variante urbanistica in meno di tre mesi – dice Dario Nardella – Non si è mai visto in nessuna città d’Italia. Se guardo ai tempi che ha impiegato Torino per fare lo Juventus Stadium dico che Firenze ha l’amministrazione più fast d’Italia".

Eppure per la Fiorentina mancano i tempi certi e i costi ragionevoli di cui Commisso ha sempre parlato. Condizioni essenziali per poter realizzare il nuovo stadio, nonostante le migliori intenzioni. "Nel frattempo, continueremo a considerare le altre opzioni a nostra disposizione, tra cui, con grande rammarico, anche quella di non costruire un nuovo stadio". © RIPRODUZIONE RISERVATA