
Chantal Borgonovo e Vincenzo Montella (Germogli)
Firenze, 8 febbraio 2015 - E' la storia tragica e tenera che racconta l’ascesa, la caduta e la guerra di un uomo che conosce fin troppo bene il suo destino, ma non si arrende e non si dà per vinto. E' stato coraggioso, vivace ingenuo e determinato: per il bene suo e di tutti gli altri malati, ha fatto del suo corpo e del suo caso una bandiera. E' da vedere, anche per chi come me non sa quasi cosa sia il calcio, questo "Attaccante nato" in scena ancora oggi al Teatro Dante Carlo Monni di Campi Bisenzio. Un atto unico per la regia di Andrea Bruno Savelli che racconta la storia del calciatore della Fiorentina e del Milan, Stefano Borgonovo, morto a causa di una malattia degenerativa che non dà scampo e piano piano annulla completamente la funzione dei muscoli: la SLA. Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro scritto proprio da Borgonovo insieme al giornalista Alessandro Alciato (edito da Rizzoli nel 2010), e racconta la vita di questo sportivo sfortunato e circondato d' amore, con una una carriera luminosa, e soprattutto della sua lotta contro la Sla, causa della sua scomparsa prematura, avvenuta a soli 49 anni, nel giugno del 2013.
C'è voluto coraggio per portare in scena questa storia tragica, e la regia di Andrea Bruno Savelli è stata direi perfetta, perchè nel suo lavoro difficile non ha lasciato spazio alla benché minima retorica. Una regia asciutta, essenziale a tratti addirittura lieve, che ha tolto cupezza e restituito solo umanità a una storia che spezza il cuore. Chiamare spettacolo "Attaccante nato" non è la parola adatta: magari è un'evocazione, la rappresentazione di una storia per emozioni che pur affronta un tema scottante e profondo come la conoscenza di una malattia che non lascia scampo.
Sul palco la storia di Borgonovo si risolve con pennellate di pura umanità, in una serie di flash back, tra passato e presente con un letto d'ospedale genialmente usato per diverse funzioni: e c'è questo racconto drammatico intervallato di rimandi che è una lettura vincente e delicata. In prima fila anche Chantal, la moglie del calciatore, che ha partecipato anche come supervisore - chiamata dallo stesso Savelli - alla stesura e alle prove dello spettacolo, che si è rivista nel ruolo che il regista ha assegnato a una sorprendente e brava prova di attrice di Caterina Carpinella. Massimo Grigò dà ancora una volta prova della sua più che buona prova di interprete raffinato e sensibile del teatro, rappresentando fra gli altri anche alcuni allenatori e manager del calcio. Andrea Bruno Savelli si ritaglia in scena poco più di un cameo, Vanessa De Feo ha il compito di rappresentare anche l'incubo di Borgonovo, ruolo non facile ma dignitoso . Vari personaggi tra cui un tossico esaltato all'inizio dello spettacolo, per Nicola Pecci, attore già visto nello spettacolo omaggio a Francesco Nuti, in altri ruoli è invece elegante e discreto.
Lascio per ultima la prova di Massimo Poggio che fa Borgonovo: io non ho mai visto Borgonovo in campo e ne so davvero poco. Ma ho letto la sua storia e secondo me Poggio è più che plausibile nei panni difficili di questo atleta sfortunato. Direi, anzi, che sono veramente una rivelazione i tanti registri non facili con cui si misura, risultando più che convincente sia nell'allegria che nella visione della tragedia, fino alle attenzioni e alle tenerezze verso la moglie Chantal, che si capisce e si sa tutti quanto sia stata pilastro della sua vita.E quanto lo sia anche adesso. Magnetico, carismatico, Poggio è un Borgonovo che anche i calciatori e gli allenatori in teatro hanno applaudito ripetutamente. Un perchè ci sarà. Forse girerà in altri teatri: speriamo, perchè è da vedere.