Firenze, 12 maggio 2023 - C’è poco da festeggiare nella Giornata internazionale dell’infermiere. L’amara constatazione arriva, nel corso del presidio organizzato dal sindacato all’ingresso del policlinico di Careggi, dal coordinatore regionale del NurSind Giampaolo Giannoni a pochi giorni dalla dichiarazione di conclusione dell’emergenza pandemica.
“Una fine - racconta Giannoni - che per il personale sanitario non è mai arrivata. Infermieri e operatori si trovano da anni alle prese con turni massacranti, giorni di riposo e ferie perennemente a rischio. Dalla pandemia a oggi il mondo della politica ha promesso soldi in più occasioni, giurando che non si sarebbe scordato di noi, del nostro sacrificio. Purtroppo è andata in un altro modo: non solo non abbiamo visto un euro, ma neppure abbiamo assistito all’auspicato cambiamento di rotta sulla spesa sanitaria che è lontanissima dagli standard necessari per un’assistenza di qualità. E’ bastato un banale virus, come quello che ha colpito la popolazione quest’inverno, per mettere in crisi l’intero sistema sanitario del Paese”.
Le richieste del coordinatore regionale del sindacato delle professioni infermieristiche sono semplici. “C’è assoluto bisogno di risorse - ripete sconsolato Giannoni -, stabilizzare il personale e investire sulle risorse umane. Allo stato attuale non riusciamo neppure a garantire i servizi che ci sono, figuriamoci se possiamo pensare al potenziamento di qualche servizio. E anche se la Regione decidesse improvvisamente di assumere nuove persone, la situazione è tutt’altro che semplice: spesso si finisce per fare un contratto al personale precario preso dalle cooperative perché moltissime regioni hanno sfornato il tetto sulla spesa sanitaria. E infine, cosa mai successa prima, gli iscritti ai corsi di laurea in infermieristica non sono sufficienti nemmeno a coprire i posti disponibili, segno evidente che la professione ha perso appeal e i giovani preferiscono puntare su altre cose”.
Non può mancare, in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere, un pensiero ai tanti, troppi sanitari vittime di violenze da parte dei pazienti.
“Servono interventi - conclude il coordinatore regionale del NurSind - che siano efficaci e non solo di facciata. Purtroppo la morte della dottoressa Barbara Capovani, nella sua enorme tragicità, rappresenta la punta di un iceberg che vede ogni giorno moltissimi sanitari alle prese con minacce, offese ed episodi di violenza. Un fatto, questo, che non è più tollerabile”.