Firenze, 26 gennaio 2024 – Anche le poesie hanno un compleanno. Era il 26 gennaio del 1917 quando Giuseppe Ungaretti compose una tra le più belle e brevi poesie della letteratura: "Mattina". Le parole che la compongono, "M'illumino d'immenso", rappresentano il tentativo del poeta di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo. Due celebri versi che il poeta ermetico scrisse nelle trincee del Carso.
Assieme alla sofferte poesie sulla Grande guerra cui partecipò da soldato semplice, era un fante della prima guerra mondiale, le raccolse quell'anno in ''Il porto sepolto'' e poi, nel 1919, in ''Allegria di naufragi'', volumi diventati classici. Era diventato un personaggio amato e popolare Giuseppe Ungaretti oramai anziano, grazie alle sue apparizioni televisive negli anni '60, quando commentava qualcosa o recitava i versi dell'Odissea a introduzione dello sceneggiato, in quel modo un po' gigionesco, declamatorio, ma sempre espressivo, intenso, e con quegli occhi scintillanti e sorridenti. Proprio questo amore per la vita, nella gioia dell'amore come nel dolore per sofferenze e morte, è alla base della sua opera e di quel suo ''mi illumino / d'immenso''.
Giuseppe Ungaretti, nato nel 1988 da genitori lucchesi ad Alessandria, per cinquant'anni, a partire da quel titolo, ''Il porto sepolto'', diventato mitico e considerato seme dell'ermetismo, è stato il più importante e significativo poeta italiano del Novecento con contatti internazionali, a cominciare dall'amico caro Guillaume Apollinaire sino a Jean Paulhan e Georges Braque. Lì si formò, sino al suo viaggio a Parigi nel 1912, e, attraverso le riviste Mercure de France e La voce, entrò in contatto con le novità culturali europee. Era amato per i suoi versi innovativi e profondi, con quell'assolutismo, intensità, profondità d'indagine dell'essere, tra tempo e destino (un suo titolo è ''Il sentimento del tempo''), legata a una totale fede nella parola poetica, unica possibilità per salvarsi da ''l'universale naufragio'', a versi scarnificati che sono un po' il dissolvimento della lingua tradizionale della poesia, ma sempre cosciente che ''lo sperimentalismo non può essere fine a se stesso''.
Poi, pian piano l'aria cambia, la cultura e la poesia dal secondo dopoguerra diventano attente più a confrontarsi con la storia, il quotidiano e a tendere intimamente alla prosa e il riferimento principe diventa Eugenio Montale, la cui prevalenza viene poi confermata nel 1965 dall'assegnazione del Nobel. Ma se è vero che il nume italiano novecentesco è oramai appunto Montale, è pur vero che nelle scuole i più amati dai ragazzi sono i versi di Ungaretti, con la loro forza modernissima e la capacità di parlare di sentimenti profondi e eterni con i quali i giovani si trovano a confrontarsi crescendo. Nasce oggi Daniele Luttazzi nato il 26 gennaio del 1961 a Santarcangelo di Romagna. Oggi il celebre artista, che è comico, scrittore, conduttore televisivo e attore, compie 63 anni. In una delle sue celebri gag ha detto: “È incredibile come ogni giorno le notizie accadano sempre esattamente per quanto basta a riempire un quotidiano”. Maurizio Costanzo