Firenze, 27 agosto 2023 – «Tutti in campo per Kataleya». Questo il messaggio diffuso allo stadio Franchi a Firenze per la bimba peruviana di 5 anni scomparsa nel capoluogo toscano il 10 giugno scorso.
L'iniziativa è stata promossa dall'associazione Penelope che riunisce le famiglie e gli amici delle persone scomparse e raccolta dalla Fiorentina in occasione della partita di questo pomeriggio contro il Lecce. Sul maxischermo oltre al messaggio - 'Restituite Katalaya’ - è apparsa la foto della piccola fra gli applausi del pubblico presente.
"Sono 78 giorni dalla scomparsa di questa bambina di 5 anni. I suoi grandissimi occhi neri – scrivono da Penelpole – sempre sorridenti, non possono essersi persi nel buio più cupo e la sua voce non può essere diventata un silenzio assordante. Portare l’immagine di Kataleya allo stadio di Firenze, è per l’associazione Penelope un atto dovuto. Rappresenta la richiesta alla società civile, alla città di Firenze, ai tifosi, ai calciatori della Fiorentina e del Lecce, di scendere in campo, tutti uniti, per non dimenticare Kataleya. Sollevando un unico coro, come solo le tifoserie sanno fare: ‘Restituite Kataleya".
L’associazione in nota ringrazia "per il fondamentale e continuo sostegno il prefetto Maria Luisa Pellizzari, commissario straordinario di governo per le persone scomparse, l’autorità giudiziaria, la questura di Firenze, la dirigenza della Fiorentina, le forze dell’ordine e il Comune di Firenze".
Le ricerche
Intanto non si fermano le ricerche della piccola Kata che proseguono parallele all’inchiesta sul racket nelle stanze dell’ex Astor. Nei giorni scorsi, per quest’ultimo filone, il gip ha confermato la custodia in carcere per lo zio di Kata, Abel Alvarez Vasquez. Restano così in carcere tre dei quattro indagati: oltre a zio Abel, anche Carlos De La Colina Palomino, il “dueno“ (proprietario) dell’albergo, definito ’il responsabile per i peruviani’ e Nicolas Eduardo Lenes Aucacusi, ritenuto uno dei partecipanti all’aggressione del 28 maggio sfociata nel tentato omicidio dell’occupante ecuadoriano Santiago Manuel Medina, gettatosi dalla finestra della sua stanza al secondo piano per sfuggire a una spedizione punitiva che avrebbe avuto l’obiettivo di cacciarlo dall’ex hotel.