
Bruno e Natascia Rossini
Tavarnelle (Firenze), 13 febbraio 2016 - Era il 1979 quando Bruno Rossini, veronese doc, decise di acquistare il Podere La Cappella. Posizionata poco distante dall'abitato di San Donato in Poggio, la fattoria con annesso terreno si estende oggi su un totale di cinquanta ettari. L'idea di Bruno fu da subito quella di stabilire qui la propria attività e la propria residenza, insieme alla moglie e alla figlia, che all'epoca era una bambina. Dopo la prematura scomparsa della moglie, avvenuta nel 2003, lui e la figlia Natascia hanno continuato a portare avanti l'azienda agricola con amore e passione.
E' proprio Natascia a raccontare questi 37 anni divisi fra vita e lavoro, all'interno del Podere La Cappella.
Com'è iniziata questa permanenza in Chianti dopo l'arrivo dal Veneto?
"Mio padre conosceva già la zona, perché avendo dei parenti che vivono poco distante da qui, almeno una volta all'anno veniva a far loro visita e insieme andavano a cercar funghi. Fu proprio durante una di queste escursioni che capitò, per puro caso, al Podere la Cappella; lo visitò, parlò con la titolare e, in cinque giorni, decise di acquistarlo".
Insomma, un amore a prima vista...
"Decisamente sì! Certo la proprietà era tutta un'altra cosa rispetto a ciò che si vede oggi; negli anni mio padre ha gradualmente ristrutturato l'immobile nonché tutti i vigneti, dando vita a una coltivazione specializzata alla quale ha affiancato una tradizione tutta veronese: i frutteti. Impiantò così mele, pere, pesche, susine e albicocche. Per molti anni ci siamo quindi dedicati all'agricoltura biologica, lasciata due anni fa soprattutto a causa dei cambiamenti climatici. La nostra è comunque una filosofia di totale rispetto della natura".
Perché il nome "Podere la Cappella"?
"Si tratta della chiesetta di Santa Maria a Cerbaia, un edificio di impianto romanico di cui si ha traccia per la prima volta in un documento del 1043. All'interno ci sono opere di pregio come un dipinto della Madonna con bambino che alcuni esperti hanno datato tra fine 1200 e inizi 1300, una bellissima Via Crucis in terracotta decorata a mano e un reliquiario con alcuni antichi ex-voto. Fino ai primi anni 2000, l'8 settembre natività di Maria, alcuni fedeli si recavano in processione fin qui e veniva celebrata la Messa. Successivamente questa tradizione si è persa ma, periodicamente, vengono ancora celebrate le messe. Inoltre da pochi giorni abbiamo iniziato delle opere di ristrutturazione, cui sta collaborando l'artista e amico di famiglia, Giuliano Locci. E' stata un'emozione quando, raschiando la vernice dell'altare, sono riaffiorati dei bellissimi colori originali che erano stati coperti da un'anonima tinteggiatura grigia. Contiamo di ultimare i lavori nel mese di giugno, quando faremo un grande evento inaugurale al quale sarà presente anche il cardinale Giovanni Battista Re".
Parliamo della vostra produzione.
"Attualmente produciamo un Chianti Classico, un Chianti Classico Riserva e due IGT, il Corbezzolo e il Cantico. In futuro usciremo anche con un Igt bianco: un vermentino dedicato a mia madre che si chiamerà Oriana, come lei. D'altro canto la nostra è da sempre un'azienda incentrata sulla famiglia: il nostro passito si chiama infatti Idillio, come il nonno paterno. Facciamo anche un olio extravergine d'oliva e un'acquavite di pere. La particolarità dei nostri vini è che sono la tipica espressione del territorio. Mio padre è sempre stato un forte sostenitore del rispetto del terreno e del microclima, che lo ha portato a rifiutare certe costruzioni in cantina. Oggi al nostro fianco c'è l'enologo Valentino Ciarla, con il quale abbiamo una splendida collaborazione basata sul reciproco rispetto dei ruoli. Quanto alle nostre vendite per la maggior parte sono all'estero (Australia, Giappone e Stati Uniti). E fra i nostri clienti uno su tutti merita di essere citato: il Vaticano".