CRISTINA PRIVITERA
Politica

Nardella a Salvini: “Il vero ponte su cui bisogna investire è il centro Italia”

L’ex sindaco di Firenze avvia il suo primo mandato da europarlamentare: “Dirò cosa fa di buono l’Europa per noi. Nella mia città una scuola di politica”

Firenze, 2 luglio 2024 – Strasburgo, Bruxelles... Le mancherà Firenze, una delle città più belle e più famose del mondo?

“Mi mancherà il rapporto che avevo come sindaco - risponde Dario Nardella, due mandati da primo cittadino Pd nel capoluogo toscano - . Un rapporto totalizzante. Ma la mia base resterà qui. E anzi investirò molte energie sul rapporto tra Firenze e l’Europa”.

Si aspettava 120 mila preferenze?

“Speravo in un buon risultato ma non così, in un collegio molto difficile con candidati come Zingaretti, Tarquinio, Ricci, la stessa Schlein. Abbiamo raccolto ciò che abbiamo seminato in questi anni”.

Quanto deve a se stesso e quanto a chi l’ha sostenuto e promosso nel Pd?

“Ho cercato sempre di contare sulle mie capacità. Naturalmente il partito è stato importantissimo e la mia città prima di tutti”.

Dario Nardella
Dario Nardella

Bilancio di dieci anni da sindaco di Firenze: i tre successi.

“Anzitutto le tramvie e lo sblocco delle altre grandi opere (Tav stadio), poi gli obiettivi sociali (introduzione salario minimo e battaglia sulla casa), infine la rigenerazione dei buchi neri (Manifattura Tabacchi, Belfiore, Osteria, Lupi di Toscana e gli edifici storici del centro)”.

Le tre delusioni e quella più cocente?

“La più cocente è la vicenda del sovrintendente Pereira anche se ora con Fuortes abbiamo rimesso il Teatro del Maggio sui binari giusti. Una seconda delusione è non aver completato il progetto della grande Firenze. Ultimo dispiacere il ricorso legale della Fiorentina, quando avevamo raggiunto un accordo con la convenzione per far giocare la squadra durante i lavoro. siamo gli unici in Italia ad aver sbloccato il problema dello stadio trovando risorse economiche da soli. Su tutti questi obiettivi sono comunque fiducioso che Sara Funaro farà un ottimo lavoro per portarli in fondo”.

Quanto le brucia il terzo mandato mancato per i sindaci dei centri più grandi?

“A livello personale non mi brucia. Ho finito un lungo ciclo da amministratore. A livello politico nazionale il tema è aperto ma non dobbiamo dividerci nel Pd perché la priorità ora è sconfiggere le destre su una riforma che è un mostro a due teste: la autonomia differenziata e il premierato anti Quirinale”.

In una città media ma internazionale come Firenze quali sono le maggiori difficoltà per un sindaco?

“Conciliare la gestione quotidiana della città sulle piccole cose con le grandi opere e gli eventi da realizzare”.

Uno dei problemi maggiori è la distanza percepita dai cittadini rispetto alle istituzioni europee. Come si può risolvere questo problema, anche alla luce della sua esperienza di presidente di Eurocities, che riunisce i sindaci europei?

“Con un lavoro serio e costante di rapporto con la società civile, il mondo produttivo e del lavoro, gli amministratori. Poi dobbiamo parlare un linguaggio chiaro e semplice ai cittadini. Quando racconto loro ad esempio che gli asili nido gratis in Toscana sono garantiti con il fondo sociale europeo allora comprendono meglio l’utilità e l’importanza dell’Europa”.

E per quale Europa si batterà?

“Per un’Europa più forte e più unita con una vera politica estera e più attenta a cittadini e imprese, dove la politica ha più responsabilità e ruolo della tecnica. Il mio sogno è portare avanti le battaglie di David Sassoli”.

Lei è stato eletto nella circoscrizione Centro Italia che rischia di essere schiacciato tra il Nord produttivo e il Sud in affanno: come intervenire?

“In campagna elettorale ho preso l’impegno a promuovere ogni anno un vertice sulla macroregione dell’Italia centrale, di cui si parla poco perché l’attenzione è tutta concentrata su Nord e Meridione. Il mio obiettivo è unire gli attori economici e sociali e istituzionali delle 4 Regioni per avere una vera agenda delle priorità, dalle infrastrutture alle politiche urbane e del territorio. Poi in questa area abbiamo anche il tema della sanità pubblica da difendere, una questione nazionale”.

Qual è il principale deficit da colmare?

“Quello delle infrastrutture. Il vero ponte che serve all’Italia non è quello sullo Stretto di Salvini, ma è l’Italia centrale senza la quale Nord e Sud non si parlerebbero”.

Anche la Toscana soffre di forti divari: che cosa può fare l’Europa?

“La Toscana ha bisogno di una crescita omogenea. Sarà decisiva nei prossimi anni la realizzazione di infrastrutture che integrino meglio le province e anche di un grande impegno nell’innovazione tecnologica e dell’internazionalizzazione delle imprese”.

L’avanzata delle destre, che scenario si immagina per i prossimi anni?

“Sarà importante l’esito del ballottaggio in Francia del 7 luglio. Non do per scontata una vittoria schiacciante delle destre, anche perché un inedito accordo tra il Fronte popolare delle sinistre con il centro di Macron potrebbe bloccare questa avanzata e rappresenterebbe un’interessante prospettiva a livello europeo. La vera risposta alle destre è unire in tutta Europa le forze progressiste e democratiche con un nuovo progetto politico e il Pd che è la prima delegazione può promuovere e spingere questo processo”.

Restando al Pd, quali prospettive: da riformista augura lunga vita a Schlein?

“Non ho votato Elly Schlein al congresso, ma da subito ho lavorato per aiutare la segretaria. Non ho mai sopportato il vecchio vizio del nostro partito di indebolire la leadership dal giorno dopo del congresso. Anche per questo i riformisti del Pd possono portare un valore aggiunto al lavoro di Elly Schlein, ampliando ancora di più il consenso del nostro partito rispetto al già positivo voto europeo”.

Lei da sempre predilige atteggiamenti decisi ma non aggressivi in politica: come si argina l’imbarbarimento di questi ultimi tempi?

“Costruendo una nuova generazione di dirigenti politici e amministratori. Mi impegnerò come eurodeputato per una scuola politica sui temi europei per i giovani amministratori che avrà la sua sede a Firenze ma opererà anche in altre le regioni. Uno dei motivi dell’aumento dell’astensione è legato a questo imbarbarimento che a sua volta deriva anche a uno scadimento verticale della qualità del personale politico”.

La Toscana e Firenze nella recente tornata elettorale hanno visto una tenuta del centrosinistra: se l’aspettava? E’ sufficiente per non temere un arretramento alle regionali 2025?

“Alla vigilia del voto avevamo alcuni timori legati soprattutto all’atteggiamento aggressivo del governo e dei partiti di destra. Il risultato è stato eccellente, merito di un lavoro di squadra di candidati e partito. Questo risultato è la condizione necessaria ma non sufficiente per vincere alle prossime regionali. Sarà importante puntare alla preparazione di una campagna elettorale che rilanci il buon lavoro fatto fino ad ora in Toscana”.