Firenze, 28 agosto 2023 - Continuano gli sbarchi della disperazione. E anche a Firenze cresce il numero dei profughi da accogliere. Un’emergenza nell’emergenza. E’ preoccupato il sindaco Dario Nardella per la politica miope del governo, colpevole di scaricare "sui comuni il conflitto sociale", con l’intento di "fare implodere realtà come le nostre che fino a oggi hanno dato risposte reali".
La prefetta di Firenze Paola Berardino ha già chiesto all’ufficio scolastico regionale, l’ex provveditorato agli studi, la mappa delle palestre dell’area metropolitana. Il problema maggiore riguarda i minori non accompagnati che l’esecutivo avrebbe intenzione di collocare proprio nelle palestre delle scuole, in mancanza di centri di accoglienza ormai al completo.
"Com’è possibile spiegare ai cittadini che occupiamo le palestre per i migranti alla vigilia della riapertura delle scuole? E’ evidente che questa non può essere la soluzione. Si tratta di un modo solo per scaricare il conflitto sociale sui Comuni che si trovano costretti a gestire situazione sempre più complesse".
Nella provincia fiorentina ci sono circa tremila persone arrivate con gli sbarchi degli ultimi mesi. Oltre 500 minori non accompagnati. La riflessione del sindaco è anche riferita alla qualità dell’accoglienza che dev’essere rivolta in particolare ai minori che hanno necessità diverse dagli adulti: hanno bisogno di imparare la lingua, di essere seguiti da educatori, dell’inserimento nei percorsi scolastici.
"In ogni caso, di questo passo ci troveremo a dover allestire le tende". E’ concitato l’animo del sindaco. Convinto che sia stato un errore del governo passare dal "modello Sprar" – il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedevano al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo – al "modello Cas", quello dei centri di accoglienza straordinaria immaginati proprio per sopperire alla carenza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti.
Ad oggi i Cas costituiscono la modalità ordinaria di accoglienza: le strutture vengono individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici, sentito il Comune. La permanenza dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture seconda accoglienza. L’Europa? "Probabilmente il governo ha anche un problema di autorevolezza: è necessario farsi sentire per una redistribuzione omogenea, ci sono paesi come il nostro e come la Spagna che soffrono maggiormente".