Firenze, 3 gennaio 2019 - "A Firenze non violeremo alcuna legge, non darò alcuna istruzione in questo senso. Così il sindaco di Firenze, Dario Nardella, a proposito dell'applicazione del decreto Salvini, alla luce dell'annuncio da parte di alcuni sindaci italiani di volerla sospendere.
Dario Nardella, la vostra è disobbedienza civile?
"Di sicuro è civile. La nostra è una visione umana di governo delle comunità. Non faremo niente di illegale, però abbiamo già pronta un’azione per sterilizzare in ogni modo gli effetti nefandi di questo decreto. Che, oltre ad essere di difficile applicazione, genera caos e insicurezza in tutte le nostre città".
Perché?
"E’ un decreto pericoloso per i cittadini, perché mette a disposizione della criminalità, comune e organizzata, centinaia di migranti espulsi dai centri di accoglienza che non vengono rimpatriati ma abbandonati in mezzo alla strada. Oltre a produrre una situazione di emergenza sociale in un periodo peraltro difficile: fa molto freddo. Si mettono a rischio le vite dei migranti, aumentando il pontenziale e di insicurezza e criminalità".
La vostra è una ‘fronda’?
"E’ qualcosa di più di una fronda. E’ una reazione trasversale forte che coinvolge da Nord a Sud i sindaci di vario colore politico. Non accorgersi di questo e addirittura ironizzare sulle preoccupazioni dei sindaci, che sono i politici più vicini alle comunità, significa non conoscere le nostre realtà".
Cosa contestate al decreto?
"Il decreto è inapplicabile perché espone noi amministratori delle città a rischi ben più gravi. Faccio una domanda: chi risponderà politicamente, moralmente e giuridicamente la prima volta che qualunque profugo richiedente asilo espulso a seguito del decreto, dovesse morire o commettere un reato grave? Non non accettiamo questo ricatto".
Chiederete che il decreto venga ritirato?
"Che venga riscritto radicalmente come ho già chiesto quando ho incontrato a Firenze il ministro Salvini. Non basta sospenderne l’attuazione, anche perché i prefetti sono già al lavoro in tutte le città. Per questo credo che l’Associazione dei Comuni italiani debba aprire una vertenza immediata con il ministro, chiedendo che ci vengano rimesse le mani sulla base delle proposte che nascono dai sindaci che finora non sono stati ascoltati ma ai quali il decreto è stato imposto".
Lei ha già un’iniziativa in programma?
"A Firenze la prossima settimana apriremo il tavolo con il terzo settore per creare una rete di protezione sia per i cittadini sia per i profughi, per scongiurare qualsiasi emergenza sociale dovesse scaturire dalla loro espulsione dai Cas. Tra l’altro i numeri di rimpatrio degli immigrati irregolari nel secondo semestre del 2018 sono diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2017. Stiamo parlando di poco più di 5.000 rimpatri all’anno, per raggiungere i 500mila annunciati da Salvini ci vorrebbe un secolo".
Salvini dice che risponderete legalmente delle vostre azioni.
"Io credo che un ministro non debba minacciare i sindaci, non si è mai visto fare. Noi comunque non ci facciamo intimorire. Chi rischia di dover rispondere legalmente è qualcun altro. I sindaci conoscono le regole, per noi conta prima di tutto la Costituzione ed è a questa che devono riferirsi anche le leggi dei vari governi".
Lei pensa a un effetto paradosso.
"Il decreto farà aumentare gli immigrati irregolari che rimarranno nel nostro Paese e nelle nostre città. Della serie quando la cura è peggiore del male".