EMANUELE BALDI
Politica

Nardella (Pd) si è astenuto sul riarmo Ue: "Ma ora smettiamola con queste divisioni"

L’ex sindaco di Firenze: congresso? Gli elettori non capirebbero

Nardella (Pd) si è astenuto sul riarmo Ue: "Ma ora smettiamola con queste divisioni"

Firenze, 15 marzo 2025 – Pd ammaccato ma non in prognosi riservata. A patto che, come invoca l’europarlamentare dem ed ex sindaco di Firenze, Dario Nardella dopo lo strappo sul voto del riarmo Ue si apra una "nuova fase".

Nardella, misuriamo la temperatura al suo partito? Che succede? "Succede che la spaccatura di mercoledì non va sottovalutata. A maggior ragione perché avvenuta su un tema centrale per il futuro europeo. C’è stato il rischio che la linea di Elly Schlein finisse in minoranza su un tema cruciale. Anche per questo ho scelto di astenermi, per scongiurare un epilogo peggiore...".

Ovvero?

Nardella si è astenuto: "Ma ora smettiamola con queste divisioni"
Dario Nardella, 49 anni, musicista e giurista, è stato. sindaco di Firenze per due mandati e ora a Strasburgo con il Pd

"Beh, sarebbe stato molto grave dare un segnale di sfiducia alla segretaria sul tema difesa. Tanto più che siamo la forza più importante del Pse e presentarsi disorientati e divisi non è una cosa positiva".

Serve un congresso anticipato? "Non credo che i nostri elettori comprenderebbero se ci buttassimo a capofitto in questa direzione. Ciò non significa che non sia necessario un confronto interno sincero. Credo che Schlein possa trovare la modalità più efficace per avviarlo".

Serve una nuova linea? "Serve una sintesi delle diverse posizioni. Io non credo il problema sia dividersi nel dibattito. Lo diventa se poi non si trova una posizione unitaria senza mettere ogni volta in discussione la leadership o cercare una resa dei conti".

Conte dice che il Pd è in difficoltà. In un’intervista al Qn il suo collega Bonaccini ha risposto che in difficoltà sono i 5 Stelle che hanno votato con Salvini, Orban e gli altri nazionalisti di estrema destra. Queste frizioni con i pentastellati non rischiano di rimettere in discussione il campo largo nei prossimi appuntamenti elettorali? "Nessun partito deve godere delle difficoltà di un alleato o comunque di un partito vicino. Ciò non toglie che anche il tema delle alleanze sia una questione aperta".

Lei invoca un reset? "No, una nuova fase, un passo in avanti vero. Dobbiamo superare la dicotomia tra riformisti e massimalisti perché il Pd nasce per unire, non per esaltare le divisioni. Dobbiamo conciliare il pluralismo con una posizione chiara all’esterno. Non si può vivere nel perenne scontro, io mi sento radicale nella difesa dei valori e riformista nello sguardo all’Europa".

Ma lei cosa pensa davvero del riarmo? "Mi piace la posizione di Prodi che ha detto che non ha senso armarsi senza avere una politica europea. Il piano del riarmo dell’Ue sembra non fondarsi su un progetto di difesa comune ma limitarsi a rafforzare il modello esistente. Per questo Schlein insiste sulla priorità di una difesa comunale piuttosto che su un riarmo nazionale. L’assenza di un’industria europea, così come di una vera diplomazia fa sì che, come nel caso del negoziato per l’Ucraina, le carte le dia solo Trump".

Banalizzando: il messaggio che arriva ai più distratti è che la sinistra vuole le armi e la destra no. "La destra esce distrutta da questo voto con Meloni che sposa la linea di von der Leyen e Salvini che fa l’esatto opposto pur essendo il suo vicepremier. Il Pse deve sfruttare le loro cotraddizioni che mescolano nazionalismo e finto pacifismo rispondendo con un nuovo progetto europeista".