Niccolò Gramigni
Politica

Primo giorno da sindaca di Firenze: Funaro saluta Nardella. "Adesso tocca a me, l’ho capito nel traffico"

Passaggio di consegne nella sala di Clemente VII, fra lacrime e sorrisi. Nardella: "Sara farà meglio di me e il bene di tutti i fiorentini". Lei: "È il giorno più emozionante. Per la giunta? Prendo tutto il tempo"

Firenze, 28 giugno 2024 – La penna che si posa dolcemente sul foglio per una dedica, la fascia tricolore che passa da sindaco a sindaca, Dario Nardella che si commuove, Sara Funaro che guarda dicendoti con decisione che questo è "uno dei momenti più intensi della mia vita". L’intensità del momento che si consegna alla storia perché tra 100 anni i ragazzi studieranno a scuola questo istante, l’attimo che sa essere eterno, in cui Sara Funaro diventa ufficialmente sindaca.

È la prima volta che accade ad una donna ed è per questo che tutti vogliono essere presenti nella sala di Clemente VII di Palazzo Vecchio, lì dove è presente la storia di un’altra grande donna, Caterina de’ Medici. Nardella, nel libro delle dediche, si rivolge a Firenze: "Cara Firenze, città sul Monte, seconda Gerusalemme, culla della civiltà del Mediterraneo, scopro oggi, nel giorno in cui lascio l’incarico di sindaco, di amarti profondamente, come amo me stesso. Ti lascio, colmo di gioia e gratitudine, nelle mani tenaci e amorevoli della prima donna sindaco della tua storia". Nardella dice: "Lascio con la serenità di aver dato tutto me stesso. Sara farà meglio di me e il bene di tutti i fiorentini".

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Si sa che il sindaco uscente ha regalato la sua penna a Funaro. Funaro ha ricevuto anche, dalla madre, una guida che Piero Bargellini, nonno di Funaro e allora assessore, lasciò al sindaco Giorgio La Pira. Bargellini (che successivamente diventò sindaco di Firenze, fu il sindaco dell’alluvione), rivolgendosi a La Pira, si definisce "assessore ossessionante". Restare impassibili è difficile. Anche i professionisti sono prima di tutto persone ed è per questo che le lacrime di Nardella, prima dei saluti non sorprendono.

"Firenze è una città unica – spiega Funaro -. Per governare una città come Firenze la prima caratteristica che deve esserci è amarla. Dario in questi 10 anni lo ha fatto".

La prima cittadina racconta un aneddoto: "Ero andata a trovare due uomini di oltre 100 anni come avevo promesso, mentre facevo la strada per andare" da uno di loro "c’era un pezzo della città completamente bloccato perché si era allagato un sottopasso. In quel momento mi è venuto l’istinto di prendere il telefono per chiamare Nardella. Poi mi sono detta: ‘No ora non posso chiamare Dario, ora ci sono io’. Questo è stato il momento in cui ho preso consapevolezza che fare il sindaco di Firenze vuol dire essere responsabile soprattutto di tutte le questioni cittadine".

Per la giunta ci sarà tempo: Funaro ha già in mente una buona percentuale della squadra ma si capisce che questa non è giornata in cui se ne può parlare. I prossimi giorni saranno dedicati al lavoro, alle riunioni. Il futuro sarà dedicato alle cose da fare perché questa città deve migliorare e Funaro lo sa. Ma il 27 giugno esula da tutto questo: è la storia nella fascia tricolore, di un tramonto e dell’alba di un nuovo percorso.