MICHELE BRANCALE
Politica

Vangelo e città. La ricerca di don Momigli in un nuovo libro

La prefazione dell'arcivescovo Gambelli: "Bipolarismo inospitale per chi non si accontenta degli slogan". Ma un nuovo partito non basta

Don Giovanni Momigli (foto di Antonello Serino, Met Ufficio Stampa)

Don Giovanni Momigli (foto di Antonello Serino, Met Ufficio Stampa)

Firenze, 15 aprile 2025 - Giovanni Momigli, direttore dell'Ufficio Problemi sociali e lavoro dell'Arcidiocesi di Firenze e parroco di Santa Maria a Scandicci, a partire dall'esortazione apostolica 'Evangelii Gaudium' di Papa Francesco si era già interrogato in due libri ('La città plurale' e 'La chiesa nella città') sulle possibili strade di evangelizzazione nelle nostre città a partire da quelle periferie che sono in sé un laboratorio di meticciato non soltanto sotto il profilo etnico e demografico, stando bene attento a non ricondurre l'evangelizzazione a un'espressione sociologica: sentire di essere chiesa e comunità come un ospedale da campo è ben diverso dalla posizione, peraltro necessaria e nobilissima, dell'educatore sociale. E' un rovello sul quale don Giovanni Momigli ha modellato anche "Vangelo e città. Cristiani e cittadini", edito da Emp, presentato nei giorni scorsi in Palazzo Medici Riccardi. Dopo il saluto di Massimo Fratini, Consigliere della Città Metropolitana di Firenze, sono intervenuti Franca Alacevich, professore onorario di sociologia del lavoro Unifi, Antonio Maria Baggio, ordinario di Filosofia Politica Istituto Universitario Sophia e Sebastiano Nerozzi, Segretario Comitato Scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali. Presente all'incontro anche il cardinale Giuseppe Betori. A moderare la presentazione Riccardo Bigi, giornalista di Toscana Oggi. Momigli prende a prestito un'espressione dal linguaggio imprenditoriale per parlare di "start up ecclesiali", esperienze di quanti nella chiesa si industriano a non accettare l'adagio di un cambiamento finto per cui si riconduce all'invito di Francesco ad uscire ciò che già in essere, senza di fatto ripensarsi alla luce dell'Evangelii Gaudium. Peraltro siamo in un anno giubilare, "che - ha scritto Momigli in un invito rivolto ai cattolici impegnati in politica - Papa Francesco ha voluto nel segno della vera speranza", invitando tutti ad essere esserne segni tangibili. Si tratta di superare il divorzio tra cultura, etica e politica maturato negli anni e che, osserva l'arcivescovo Gherardo Gambelli nella prefazione al libro di Momigli, "ha prodotto un bipolarismo culturalmente e politicamente inospitale – a destra come a sinistra – per chi non si accontenta degli slogan e del richiamo ai soli principi e cerca di riflettere, approfondire, elaborare e sviluppare un ragionamento capace di far fare qualche passo avanti". In questo contesto "quasi ogni giorno spunta l’idea di un nuovo partito e del ruolo dei cattolici in politica. Un nuovo partito è tutt’altro che sufficiente per realizzare quel rinnovamento valoriale e strutturale necessario al Paese per rigenerarsi: è necessario ripartire dal basso. Ed è altrettanto insufficiente parlare dei cattolici in politica con l’occhio rivolto ad un passato indubbiamente significativo". In modo particolare, emerge la necessità di "un’approfondita riflessione – e il coraggio di assumere opportune scelte – su come nelle parrocchie si educa alla dimensione sociale della fede, su come concretamente viene vissuta la pratica religiosa, su come si forma a una cittadinanza matura".