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"Racconta la tua Sant'Ambrogio", il racconto di Lucia Chiari

Si intitola ‘La mia Sant’Ambrogio’, ex aequo

Firenze, 19 giugno 2023 – Ex aequo al premio letterario "Racconta la tua Sant'Ambrogio" indetto da La Nazione nell'ambito di "Sale - Sant'Ambrogio in festival" promosso da Teatro del Sale – Cibreo è Lucia Chiari con ‘La mia Sant’Ambrogio’. Ecco il suo racconto. “Nel 1934, dalla casa del contadino, a Santa Margherita a Montici, partiva a piedi tutte le mattine “un ragazzolo” di nome Mario, di circa 12 anni, per andare a vendere il prezzemolo al Mercato di Sant’Ambrogio. Per arrivare prima, percorreva delle ”viottole” e in pochi minuti era sul Viale dei Colli e giù di corsa fino al mercato. Mario era figlio di Vittorio, contadino a mezzadria; lavorava nel podere di proprietà del Conte Morrocchi, che risiedeva nell’antichissima Villa “La Bugia” costruita nel 1400. La villa era famosa perché fu lì firmato il trattato con Carlo V e i rappresentanti della Repubblica Fiorentina nel 1530 durante l’assedio di Firenze. Il ragazzo era rapato per igiene, aveva scarpe di “vacchetta” e doveva aiutare il padre tutti i giorni. I suoi amici lo chiamavano “parafanghi dell’Alfa Romeo” a causa della grandezza delle orecchie, erano lunghe 9 cm. La sera, la sorella di un anno più grande, preparava i mazzolini di prezzemolo che metteva dentro una “balla” pronti per essere venduti. A Mario, Il primo giorno, glieli rubarono tutti. La sera, a casa, il nonno Ferdinando gli diceva di prendere un mazzolino in mano e gli altri doveva tenerli tutti dentro la “balla” e mettere un piede sopra il sacco per tenere lontano i ladri. Ferdinando era alto 1.90, analfabeta, ma molto forte, era famoso perché domava i cavalli imbizzarriti. Nella foto che vi allego, c’è Mario (al centro) e suo padre Vittorio (il primo a destra) proprio in piazza Sant’Ambrogio con le vacche, anno 1935. Mario è mio padre e Vittorio è mio nonno. Ma la storia continua non finisce qui. Negli anni 1980, vinco un concorso alla Regione Toscana come dattilografa e mi assegnano a una sede in via Farini, scopro la Sinagoga bellissima e il mercato di Sant’Ambrogio. Mia figlia, che era una bambina, aspettava con ansia il mio ritorno, con il motorino Ciao Piaggio e tutti i giorni portavo qualcosa: un pigiamino, un golfino, una scarpina, oltre verdure e frutta, si considerava la zona come casa nostra. Negli anni 2000 mia figlia decide di andare a vivere da sola e va ad abitare in un monolocale proprio a piazza dei Ciompi, perché era innamorata del rione. La nostra Sant’Ambrogio. Nel 2020 con il Covid19 tutti siamo stati costretti a vivere chiusi in casa e ad uscire solo per necessità, mia figlia va al mercato per acquistare verdure e frutta e si innamora contraccambiata dell’ortolano di Sant’Ambrogio”.