Firenze, 19 giugno 2023 – Ex aequo al premio letterario "Racconta la tua Sant'Ambrogio" indetto da La Nazione nell'ambito di "Sale - Sant'Ambrogio in festival" promosso da Teatro del Sale – Cibreo è Carolina Mancini con ‘Bruna, la cernitrice’. Ecco il suo racconto. “1000 lire il mazzo, ma li ha legati un pazzo! Vociava Cecco, promuovendo i fasci da 12 carciofi e la sua creatività nel comporli, arrotondando per difetto o per eccesso. Oggi l’agnello è migliorato e chi l’ha già comprato abbia pazienza! Si sentiva urlare a Pasqua, al mercato di Sant’Ambrogio, mentre la signora Tarchiani spronava le clienti maliziosa: Forza donne con le mele! Oggi, in televisione dicono che la mela annurca fa bene ai capelli: E al colesterolo, dice, ma per me se prendi la pasticca fai prima! Ribatte Antonio. La Bruna l’osserva dal banco di rimpetto, quello dell’alimentari, seduta su una seggiola in quel quadrato dove Claudia, a mezzogiorno, mette a tavola la gente. I capelli della Bruna son bianchi e grossi, ordinati da un bel fermaglio. Io ci ho sempre tenuto, alle mani, e ai capelli. Mi mettevo i guanti per lavorare, sennò mi sciupavo le unghie. Le mele, le compra solo per i canarini, ora. Quelle un po’ ammaccate, gialle. Le so scegliere, vai, l’ho lavorata per 30 anni, la frutta. Divideva quella più bella da quella troppo matura. Poi c’era quella sciupata, da cui venivano fuori i capirotti, che costavano meno di tutti. C’era il banco dei capirotti anche sulla cantonata di Borgo Allegri, lì dove aspettavo il facchino, quando poi s’andò a Novoli. La Bruna si trasferì nel rione a quindici anni, insieme a quello che sarebbe poi diventato suo marito. A ballare lo conobbi, l’era birbone di nulla! Dice strascicando i piedi davanti alle sue foto, con cui chiacchiera nella casa ormai vuota, ma popolata da un milione di ninnoli, dal cinguettio dei canarini, e dal volume sempre alto della musica latina. Diventò cernitrice quasi bambina. Poi quel mestiere fu trascinato a Novoli, con l’Alluvione, assieme al mercato dei grossisti di Sant’ Ambrogio, e a molte delle sue voci più squillanti. Forza gente, oggi pesci dell’Arno vivi! Era più bello prima qui, i magazzini dei grossisti arrivavano fino a via Pietrapiana, Borgo la Croce, al Giardin d’Azeglio. Io mi divertivo soprattutto a scaricare i cocomeri, perché ci si tiravano dai camion. A novembre del 1966 invece, si ritrovò a tirare le arance dalla finestra. Alla signora dalla parte di là, con i gemelli che piangevano perché volevano la frutta. Subito sotto c’era l’acqua alta, che imprigionava in casa. Ora a inchiodarla son le gambe, ma lei, quando canta Ricky Martin, balla anche da seduta”.
Firenze"Racconta la tua Sant'Ambrogio", il racconto di Carolina Mancini