Firenze, 19 giugno 2023 – Ex aequo al premio letterario "Racconta la tua Sant'Ambrogio" indetto da La Nazione nell'ambito di "Sale - Sant'Ambrogio in festival" promosso da Teatro del Sale – Cibreo è Massimo Lunardi con ‘L'osso di piccione’. Ecco il suo racconto. “Ero ancora piccolo, inizio anni '50, quando mia madre decise di portarmi al “MERCATO”. Molti omettevano il nome SANT'AMBROGIO, perchè era stato il primo, inaugurato a Firenze nel 1873, ed inconfondibile per la presenza dei grossisti nei fondi di piazza Ghiberti. Questi traslocarono a Novoli nel '55. Ricordo il macellaio Bruno simpatico e socievole che divideva il negozio con il cognato più riservato. Molti preferivano Bruno ed aspettavano in coda anche se il cognato non aveva clienti. Io disattento non seguivo le richieste di mia madre, per me era sufficiente assistere a qualcosa di diverso. I banchi di frutta e verdura erano all'esterno. Ancora non c'era la pensilina ed i banchi erano protetti da teloni. I contadini, che vendevano direttamente la verdura, erano ancora addossati alle pareti dell'edificio. Il nostro ortolano abituale era Franco. Ricordo un altro, riconoscibile dal labbro leporino, che arrotondava i prezzi dicendo che lo faceva per difetto per semplificare il resto, anche se l'impressione era nettamente opposta. Compravamo da lui solo quando non avevamo alternative. Un mattino mia madre con sintomi influenzali mi chiese di andare a fare la spesa da solo. Emozionatissimo presi il bigliettino con quello che dovevo acquistare sia da Bruno che da Franco. Nella lista era indicato lesso di OSSO DI PICCIONE. Era un errore o esisteva veramente anche se in vetrina da Bruno non avevo mai visto piccioni ne tantomeno delle ossa. Quando arrivò il mio turno passai la lista a Bruno che senza batter ciglio mi preparò il fagotto. Ero confuso e nella fretta dimenticai la lista per Franco. Comprai la frutta a caso. Arrivai a casa immaginando la risciacquata di mia madre che invece si complimentò. Pensai forse aveva comprato la carne dal macellaio sotto casa. Da allora sono passati più di 30 anni. Nel frattempo mi sono sposato ed un giorno con mia moglie decidemmo di fare la spesa al “MERCATO”. Non ritrovai ne Bruno ne il cognato. Anche Franco non c'era più. Controllai tutti i banchi per ritrovare persone conosciute. Quasi alla fine individuai quello col labbro leporino. Decisi di sevirmi da lui sperando in un cambiamento. Tutto come prima, però non mi arrabbiai, anzi fui quasi felice perchè mi riportò ai miei tempi giovanili, ai ricordi di mia madre e dell'OSSO DI PICCIONE che col tempo avevo scoperto cos'era”.
Firenze"Racconta la tua Sant'Ambrogio", il racconto di Massimo Lunardi