Firenze, 19 giugno 2023 – Ex aequo al premio letterario "Racconta la tua Sant'Ambrogio" indetto da La Nazione nell'ambito di "Sale - Sant'Ambrogio in festival" promosso da Teatro del Sale – Cibreo Neri Monaci con ‘L'ultima creazione’. Ecco il suo racconto. “Barba Bianca torreggiava su una tavola piena di fogli, ampolle e civaie. Studiava chicchi di grano passandoseli tra le dita, borbottava idee pettinandosi la barba, disegnava linee su fogli già colmi di appunti, finché un giovane in uniforme di cameriere irruppe ansimando: “Eccomi, Chef!” Barba Bianca con occhi di fuoco trovò il ragazzo più giù, quasi tra le sue ginocchia, e tuonò: “Non c’è tempo! Non hai tempo! Portale la mia ultima creazione, deve essere lei la prima ad assaggiarla. E corri!” Il giovane prese in consegna su un vassoio un piccolo bicchiere in cristallo. A Barba Bianca rimaneva solo il ritmo spedito dei tacchi, mentre il giovane trottava giù per le scale curandosi di non perdere neppure una goccia del liquido rosso. Dal bicchierino piccoli riflessi rossi guizzavano su aringhe, salumi, spezie e farine tutte intorno alle pareti dei magazzini, a quell’ora in penombra. Entrato nelle cucine il giovane scansava padelle di cuochi e coltelli di cuochesse, e da lì proseguì nella sala del ristorante, calma ed elegante, pungolato dagli sguardi curiosi degli altri camerieri. Uscito nella strada affollata il vassoio passò sotto il naso di qualcuno che avrebbe voluto sapere di cosa si trattasse, ma il bicchierino ormai fluiva, alto sopra le teste, nella pancia del teatro. La platea fremeva di gente che andava e veniva alla ricerca di un posto a sedere o dell’ultimo caffè. Scansando tavoli, persone e colonne il giovane trovò la via per i camerini, pesticciando le rumorose assi del pavimento, e poi su per ripide scale a chiocciola. Infine bussò. “Barba Bianca le manda la sua ultima creazione: l’Elisir d’Amore”, le disse lui da dietro la porta, felice di essere arrivato in tempo. Poco dopo tornava indietro, attraversando in punta di piedi la platea dove si erano spente le luci. Un applauso accolse l’attrice sul palco e il cameriere esitò per voltarsi a guardare: il riflettore illuminava il sorriso più grande che avesse mai visto, contornato da labbra dipinte di rosso. Era Maria Cassi, che un secondo dopo, su quello stesso palco, diventava le anime più disparate del suo quartiere; e animali, musica e emozioni. Il giovane ci si riconobbe. E mentre una lacrima gli rigava la guancia, tornava a lavoro”.
Firenze"Racconta la tua Sant'Ambrogio", il racconto di Neri Monaci