
Massimo Ranieri in Riccardo III
Firenze, 26 ottobre 2014 - E' inutile girarci intorno: Massimo Ranieri rappresenta ancora oggi il prototipo dell'attore nella sua accezione più pura e talentuosa. E sicuramente deve essere lui la pietra di paragone su cui si formano i giovani teatranti di oggi. Esiste in Italia un attore cantante , atleta ,regista più duttile e preparato? La risposta è no. Ennesima prova di una bravura non accademica, di quella scintilla rara del sacro fuoco che brilla dal di dentro e che tutto illumina.
'Riccardo III' di Shakespeare per tre (poche) sere e' andato in scena al Teatro Verdi di Firenze (oggi alle 16 l'ultima replica). Massimo Ranieri fa Riccardo III e firma anche la regia di uno spettacolo imponente ed elegante accanto a dei bravi attori che gli tengono testa . Traduzione e adattamento di Masolino D’Amico, le musiche di Ennio Morricone. Riccardo III riletto in chiave 'ranieresca ' e' a dir poco geniale. Perché non solo e' un personaggio malefico e sulfureo, ma è sopratutto un attore. Cioè per l'artista il numero uno dei malvagi, è a tutti gli effetti un genio della rappresentazione del potere. E anche qui sta l'ennesima prova di bravura di Massimo Ranieri: quella di non interpretare un personaggio, ma un attore che fa il personaggio scespiriano.
Ed è così chiara la sua caratteristica, che sarebbe perfino credibile senza la gobba o i segni esteriori di un corpo malformato. La scena rigorosa, rotante e duttile si presta a diventare secondo i momenti castello,sala del trono,torre di Londra e cimitero e' di Lorenzo Cutuli: i tamburi dei cambi scena riempiono le orecchie e scandiscono l'ecatombe che Riccardo comanda. Gli eleganti costumi hanno un chiaro richiamo alla classicità per un testo noir ambientato negli anni '40 che vede gli uomini in smoking parlare da un mondo nebuloso di sigarette accese. e se i gialli svelano le colpe dalla parte dei buoni, questo spettacolo e' un noir, che fa guardare il mondo con gli occhi dei colpevoli, per arrivare alle radici dell’umana cattiveria. Massimo Ranieri, impetuoso e sanguigno, e' sempre in scena, a parte pochi momenti, e Riccardo III richiede uno sforzo fisico e di memoria non indifferente. Una tragedia anche per riflettere sull'oggi dove la sete di potere esattamente come ieri, non guarda in faccia nessuno : unica differenza con il '500 e' che (per ora) nessuno viene ucciso. Ed è mortalmente attuale anche quando dice la frase chiave: "Un sacrificio, ma lo faccio per il bene del Paese".
Da vedere. E rivedere. Seguitelo: perché dopo Firenze sarà nei teatri di tutta Italia.