ENRICO SALVADORI
Sport

Bibbia e scarpini Quando il calcio è un atto di Fede

Da Vallerini a Bertoneri, da Verde a Legrottaglie. Quei calciatori che hanno preferito la spiritualità

di Enrico Salvadori

Come sfatare un luogo comune. Che vuole i calciatori intenti a pensare soprattutto alle donne, alle feste, alle auto di lusso. Molto spesso è così, intendiamoci, ma c’è chi in Toscana e in Liguria ha messo al centro della sua vita di giocatore la Fede. Manifestando la conversione verso valori spirituali in modo concreto. Clamoroso per certi versi quello che accadde nel 1992. Perché lasciare, a soli 19 anni, una carriera che pareva già luminosa per scegliere la Chiesa non è stato facile. Victor Claudio Vallerini, di Camaiore, era più che una promessa della Primavera della Lazio. Dino Zoff aggrega il centrocampista alla prima squadra che a luglio suda in ritiro a Norcia dove ci sono Signori, Riedle, Winter, Fuser, Cravero e anche quello scapestrato di Paul Gascoigne. Claudio non pensa al debutto in serie A. Ha in testa quella decisione da tempo, chiede un colloquio con Zoff e gli comunica che lascerà non solo il ritiro ma anche il calcio per entrare in seminario e prendere i voti da sacerdote. La decisione fa notizia ma tutti la rispettano.

Dopo dieci anni il quasi trentenne Vallerini, sacerdote in una parrocchia della Garfagnana, ci ripensa nuovamente. Abbandona l’abito talare e torna a Camaiore dove abita la madre. Addirittura scende di nuovo in campo con il Camaiore, in Eccellenza. Era una grande promessa del calcio italiano anche Dante Bertoneri, prodotto di quella scuola massese che ha sfornato Mussi, Evani, Battistini affermatisi nel Milan e Francini il quale si consacrò nel Torino. E proprio in granata arrivò anche Dante Bertoneri, ala destra guizzante che ai tifosi più stagionati ricordava addirittura Gigi Meroni. Dante è genio e sregolatezza. L’allenatore Giacomini lo fa debuttare in A ma quando arriva Bersellini le cose cambiano. Avellino e Parma sono due calvari e neanche nell’anno di Perugia, dal suo mentore Giacomini, le cose vanno meglio. Le ultime tappe sono la Massese e la Rondinella: a 27 anni Bertoneri lascia il pallone, in piena crisi esistenziale. Lo salverà, come sottolineato da lui stesso, la Fede in Dio.

"Molti mi hanno dimenticato – ha detto in questi anni – e io mi sono sentito trasportato verso Dio". La preghiera e la corsa podistica di cui è appassionatissimo lo hanno preservato dalla depressione. Gli piacerebbe tornare nel calcio come osservatore, alla scoperta di nuovi talenti come era lui, ma nessuno per ora lo ha chiamato. Un altro che era un talento da ragazzo è Daniele Verde, scugnizzo napoletano che stregò Bruno Conti che lo volle alla Roma. Ora è allo Spezia e sabato ha segnato al Crotone. Ha fatto la trafila nelle nazionali Under 19,20 e 21 da ala destra o trequartista. Nel 2016 è in prestito in B all’Avellino e gioca un’eccellente stagione. Alla prima da titolare contro la Pro Vercelli fa faville: doppietta e giocate d’alta scuola. Dopo il primo gol corre verso la curva del Partenio ed esibisce la t-shirt con scritto "Gesù Ti amo". Era già da qualche settimana che Daniele accompagnava su Instagram le sue foto con l’hastag #Gesùtiamo. Dopo le esperienze in Spagna e in Grecia a Spezia la stella di Verde è tornata a brillare.

Ancor più bello il percorso compiuto a Siena da Nicola Legrottaglie. E’ la stagione 2005-06, la Robur è in serie A ma Nicola ha intrapreso una strada in cui privilegia valori molto terreni. A Siena Nicola incontra Tomas Guzman, attaccante paraguaiano. Guzman indica a Nicola la retta via come confermato da lui stesso. "L’incontro con Guzman e gli Atleti di Cristo mi ha cambiato la vita". Niente più serate vip, addio alla superficialità e ai lussi. "L’insegnamento della parola di Dio – ha ripetuto Legrottaglie – deve sovrintendere al nostro modo di vivere". Nicola ha raccontato la sua conversione in due libri e ogni volta che segnava esibiva anche lui la maglietta in cui manifestava il suo affetto per il Signore. Amici per la Fede, sicuramente. Ma lui, Legrottaglie, alla Juve ci è tornato per rimanerci cinque stagioni mentre per Guzman c’è stato un mesto rientro in Sudamerica.