Firenze, 19 agosto 2021 - Martedì tre agosto, ore 11. Intorno al tavolino di una famosa pasticceria di Firenze sud quattro trentenni discutono davanti a un caffè. C’è Lorenzo detto Poccio, Giovanni meglio conosciuto come Gonza e Borja detto il sindaco con sua moglie Rocìo. Niente procuratori, niente soldi in gioco, niente bonus e commissioni, al massimo a qualcuno spetterà di pagare il conto della colazione. I due ragazzi del Lebowski sono emozionati, stanno inseguendo il loro sogno impossibile. Improvvisamente ecco l’ultimo chilometro, il traguardo è vicino. Quasi non ci credono: Borja Valero ha detto sì. E non c’è voluto molto per convincerlo. Dalla Fiorentina e dalla serie A alla Promozione con la maglia grigionera di una squadra che è prima di tutto un’idea, un progetto fatto di socialità, umanità, legame con il territorio. Un club la cui proprietà è collettiva. Bella storia. Borja ha appena finito di girare un video coi ragazzi del Lebowski sulla tribuna del campo dei Tavarnuzze. E’ felice. «Ho accettato questa sfida perché mi riconosco nei valori portati avanti da questi ragazzi. Ero convinto di giocare un’altra stagione nella Fiorentina, non certo per soldi o per chissà cosa. Avrei potuto dare una mano. Ma soprattutto il mio obiettivo era salutare i tifosi dal campo e dirgli grazie. Purtroppo non è andata così, quindi avevo deciso di smettere e voglio ringraziare anche la Settignanese per avermi cercato. Poi questa possibilità. Ho visto entusiasmo, organizzazione e soprattutto mi sono riconosciuto nei valori del Lebowski, a partire da quello che hanno fatto in San Frediano per ridare vita al giardino dei Nidiaci e per dare la possibilità a tutti i bambini e alle bambine del quartiere di giocare, divertirsi e imparare a vivere senza ansie uno sport bellissimo che però sta perdendo la sua umanità. Forse perché le radici di un uomo sono sempre lì che ballano nel cuore. E alla fine hanno un peso nelle decisioni. "Sono cresciuto in un quartiere periferico di Madrid. Non c’era niente, era difficile anche trovare un campetto per giocare. Certe cose non si dimenticano. Il calcio è anche questo: incontro, aggregazione, possibilità di stare insieme. Di crescere". Quindi Borja Valero si rimette le scarpe coi tacchetti. "Io ho dato la mia disponibilità a giocare. Quando faccio qualcosa voglio farla bene e seriamente. Unica condizione: avranno la priorità i miei impegni con Dazn, quando dovrò commentare le partite. Per il resto mi metterò a disposizione del tecnico e magari, se capita, darò qualche consiglio. Ma non è per giocare che ho fatto questa scelta. E’ per dare una mano e visibilità al lavoro di ragazzi che ci mettono il cuore, e anche, a modo loro, un pizzico di follia. Se si guarda indietro quali sono le immagini più forti della sua carriera? Quelle incancellabili. "Sono moltissime. Io e Rocìo che partiamo per Maiorca senza un soldo. La mia carriera inizia così: buchiamo le gomme della macchina e non ho neanche i soldi per cambiarle. Poi il primo contratto vero e la possiblità di comprarmi una casa. Mi sembrava di vivere in un sogno. La retrocessione con Villarreal è stato il momento più buio. Non sono uscito di casa per due settimane. Ho sfiorato la depressione. Poi i giorni magici di Firenze. E quei tifosi che cantavano il mio nome sotto casa quando fui spinto a cambiare maglia. Sono tanti i momenti indimenticabili. Tutto è stato intenso. Vivo". Borja Valero, cosa ha voglia di dire ai tifosi della Fiorentina? "Che seguirò la squadra da tifoso e spero di condividere con loro l’entusiasmo per i risultati". E a quelli del Lebowski? "Che farò di tutto per aiutarli a costruire qualcosa di bello. Darò il massimo. Se lo meritano".
SportDai viola al Lebowski, favola Borja. "Che sfida, abbiamo gli stessi valori"