STEFANO BROGIONI
Sport

Tau-Figline, gara sotto accusa. Indagini chiuse, coinvolti tre giocatori e tre dirigenti

La giustizia sportiva indaga sul match che fece scandalo e finì su tutte le televisioni italiane. Vinse il Tau 5-1 ma le reti sospette fecero scattare l'inchiesta

Becattini, tecnico del Figline

Becattini, tecnico del Figline

Firenze, 7 luglio 2022 - Tre giocatori e tre dirigenti del Figline, hanno ricevuto ieri la comunicazione di conclusione dell’indagine della procura federale della Figc sul presunto illecito sportivo che si sarebbe perpetrato in occasione della partita della poule promozione dell’Eccellenza.

Gara vinta dal Tau di Altopascio per 5-1 con tre reti “generose“ giunte negli ultimi secondi di gara. Un risultato che, secondo le accuse, avrebbe avvantaggiato il Figline nei confronti del Livorno, obbligato a vincere contro il Tau per la migliore differenza reti acquisita dai lucchesi con quella goleada.

I labronici, sconfitti nell’ultima gara casalinga, si sono poi piazzati all’ultimo posto del gironcino a tre e hanno visto sfumare la promozione diretta in serie D. La procura federale contesta a tre giocatori del Figline, in campo ad Altopascio, e ai vertici gialloblù, ritenuti “ideatori“ del presunto illecito, la violazione dell’articolo 30 del codice di giustizia sportiva.

"Costituisce illecito sportivo il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica", recita il primo comma. L’accusa comprende anche la mancata denuncia del tentativo di alterazione del naturale corso della partita in questione, un obbligo a cui ogni tesserato dovrebbe ottemperare "senza indugio", informando la procura federale.

La palla, adesso, è in mano all’avvocato difensore del Figline, Federico Bagattini. Alla passata convocazione, i calciatori del Figline si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Ora, dopo la desecretazione degli atti d’indagine, potrebbero presentarsi alla procura federale.

Stefano Brogioni