Fuori dal campo lo diresti diverso, un rappresentante di enciclopedie, un venditore di almanacchi, tutto tranne che un uomo di calcio destinato a stupire per eccezionalità. Ma, analogamente a ciò che succede a Clark Kent quando incontra una cabina telefonica, anche lui uscendo dal tunnel sotto la Fiesole si trasforma in altro. Un supereroe della porta, capace di parate al limite del naturale, come dimostra quella salva gol col Bruges. Sì, Pietro Terracciano, senza averne l’idea, è un supereroe imprevisto della porta. Un apparente calciatore normale che, quando veste il viola, si trasforma in Pietroman con tanto di P gigantesca disegnata sul petto a identificarne la prodigiosità. Il simbolo ideale di una squadra, la Fiorentina, che al suo interno non ha stelle da copertina ma tanti figli di un dio minore del calcio capaci di diventare per una sera supereroi, consentendo così alla squadra di compiere piccole grandi imprese insperate.
Sì, la Fiorentina non è una grande romanzo d’appendice, piuttosto un libro come "Cuore" di Edmondo De Amicis, fatto di tanti piccoli racconti che alla fine emozionano e portano lontano. Racconti come quello di Luca Ranieri, giocatore che pensavamo buono per fare la riserva a Salerno e che invece, dopo essersi preso una maglia da titolare, nella serata di Genk ha trovato i suoi primi due gol in viola consentendo alla Fiorentina di uscire indenne dalla rischiosa trasferta belga. Racconti come quello del danese folle Christensen, divenuto nell’immaginario un pararigori pur senza averne mai parato uno. Col Parma e col Bologna in coppa Italia furono infatti in tre a spedirla fuori nella lotteria finale dei penalty, ma lui corse lo stesso sotto la curva a esultare come se in fondo i tre rigoristi fallaci li avesse spaventati lui. E se è così, pazienza per i dettagli. Appartiene poi a queste piccole grandi storie anche quella di Mandragora, che in coppa Italia con l’Atalanta fece un gol che, per geometria e balistica, appartiene alla tradizione dei grandi 10; o quella di Sottil, che dopo mesi di fuffa cosmica, prima col Sassuolo e poi col Bruges aveva con due gol di rara bellezza iniziato a scrivere una nuova storia prima che un destino cinico lo fermasse con un infortunio; o quella di Kouamè, che due anni fa a Moena tutti trattavano con la sufficienza dell’insignificante e che invece oggi Italiano indica come l’uomo da avere al fianco nel momento della battaglia; per finire con il racconto di Nzola, centravanti che sembrava smarrito e che invece con un suo gol e un rigore procurato è stato l’uomo che ha fatto salire la Fiorentina sul volo charter diretto ad Atene. Sì, la Fiorentina stagione 2023/204 è un compiendo di piccole storie rilegate insieme e divenute volume. Se Vincenzo Edmondo De Amicis Italiano trovasse poi ad Atene la parole giuste per interpretare al meglio la serata, sarebbe un libro con un gran finale.
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