GIAMPAOLO MARCHINI
Sport

Fiorentina: Callejon, fenomeno senza età dal volto normale

Adorato a Napoli da allenatori, compagni e tifosi. Pronto a vivere una nuova avventura da protagonista

Callejon

Ha scelto la maglia numero 77 perché lui è Callejon, come ha ribadito al suo arrivo, e sa cosa significa il rispetto per il compagno. Soprattutto se quello che indossa la numero 7 – Franck Ribery – è un fuoriclasse, anche se quello sarebbe stato il suo numero. Certe accortezze non si imparano, ma fanno parte del corredo genetico dei giocatori che fanno la differenza e l’ex azzurro appartiene di diritto a quella schiera di atleti che con una giocata possano risolvere una partita. Anche se ha 33 anni ha la voglia e la rapidità di un ragazzino. E con la stessa schiettezza che lo ha fatto diventare un idolo assoluto di Napoli si è voluto subito sottrarre a un confronto non scomodo, ma che onestamente non avrebbe avuto senso. In fondo per Josè Maria parlano storia e risultati e allora è giusto che il nuovo mantra "Io sono Callejon" diventi la medicina migliore per mettere in soffitta certi ricordi.

Hanno pianto in tanti sotto il Vesuvio quando quello che il guascone Sergio Ramos – da che pulpito – chiamava ’Chulo’ (bullo, ndr) ha chiuso con la maglia azzurra. Anche quei tifosi che dopo la vittoria a Frosinone 2-0 in occasione delle sue 300 presenze con il Napoli gli ributtarono in campo la maglia celebrativa; lui che l’aveva gettata sugli spalti per condividerla con chi lo ha sempre sostenuto. Gesto (quello di alcuni supporters azzurri) subito condannato con disprezzo dai napoletani veri. Basta chiedere nei vicoli attorno a Fuorigrotta chi è Callejon. Sempre diligente e ligio alle regole anche quelle che non condivideva. Lontano dalle polemiche e da frasi contro allenatori e compagni. Anzi. L’uomo dai mille polmoni, come lo hanno sempre descritto, è stato il baricentro alto delle squadre disegnate da chi si è alternato sulla panchina del club di De Laurentiis: da Benitez a Sarri, passando per Ancelotti e finendo a Gattuso.

Se tutte le favole hanno un lieto fine, quella di Callejon e Napoli si è interrotta e non per colpa di Josè Maria. Anzi. Sarebbe rimasto perché sette anni – sempre lo stesso numero che si ripete – in azzurro non si possono dimenticare. Ma adesso ha solo il viola in mente, come è normale che sia per un professionista del suo livello. Senza cercare rivincite particolari, se non quella con se stesso per dimostrare che lui è sempre Callejon. Ovunque lo si possa mettere. "De Paul non ci sarebbe servito e secondo me si sta sottovalutando

Callejon. Ci ha aspettato fino alla fine, sono felice che ci sia lui al posto di Chiesa. Per me lui è una certezza". Parole e musica di Daniele Pradè che giustamente esalta l’acquisto fortemente voluto e cercato. E lui si è messo subito a disposizione, perché il vizio non lo si perde mai. Soprattutto se sei Callejon. Il nuovo mantra viola è servito.