Dalla paura a tutto il resto il passo è troppo lungo per non perdersi in una strana confusione emotiva. Se da una parte the show must go on, dall’altra lo show non potrà mai essere uno spettacolo normale. Così la Fiorentina di Palladino ha vissuto i giorni più difficili. Resettare all’improvviso non era possibile, lo si è visto sul campo, dove errori e sfortuna hanno annunciato l’eliminazione dalla Coppa Italia. Niente di drammatico, dispiace solo non aver potuto dedicare una vittoria a Edo, ma ci saranno altre opportunità. E comunque si va avanti dopo aver fatto i conti con una squadra che andrà rimaneggiata e adattata alla nuova situazione.
Possiamo tranquillamente affermare che l’idea di Quarta a centrocampo verrà archiviata alla voce esperimenti falliti. Un po’ come quei programmi tv che spariscono dopo due puntate con sei telespettatori, due dei quali non hanno cambiato canale solo perché si erano addormentati. E così la famosa frase che circolava tra i tifosi “Io Quarta lo vedrei bene anche a centrocampo” non la sentiremo più. Non un disastro, sia chiaro, ma quel ruolo implica altro passo e altri tempi di gioco. Tutto qui.
Ma il vero caso tecnico e soprattutto umano, riguardo al campo, riguarda San Pietro, unico santo (fake) a cui viene strappato quel San prima del nome perché ci siamo abituati ad altro, e questo altro è un’altra storia. Lo ha capito anche lui, ottimo professionista e bravo ragazzo, che deve aver sentito addosso tanta di quella pressione da essere tornato al centro dei discorsi del giorno dopo. Nessuno esagera, anche perché non è che la Fiorentina sia uscita per colpa sua, e poi non è certo questo il momento per alzare i toni. Però ammettetelo: quando la partita è andata ai rigori qualcuno di voi avrà pensato: ma sostituire ora il portiere no? Inevitabile. In panchina ne hai uno che non solo è un fenomeno, ma ha salvato la pelle alla Fiorentina in molte occasioni, compresi due rigori parati al Milan, e allora il pensiero non è così fuori dalla logica, anche se decisamente originale.
Ma il buon Pietro, a cui dobbiamo tanto e che nella sua storia fiorentina nei fatti aveva tolto il posto ai presunti titolari, non solo deve fare i conti con un numero uno di grande esperienza e carisma, ma anche con un diciottenne di grande prospettiva. Schiacciato tra De Gea e Martinelli, l’ex santo ha dovuto fare i conti con qualche critica, cosa che a uno come lui non farà troppo male. E poi è normale che un tifoso sia più intrigato dall’idea di un diciottenne di cui da almeno un paio d’anni si parla solo bene.
Avere i piedi piantati sul un bel presente e su un possibile futuro luminoso fa bene al cuore appassionato di qualsiasi innamorato della Fiorentina. Detto questo si torna in campionato, le terra dove questa squadra fino a oggi ha dato il meglio di sé. E allora forza ragazzi. E forza Edo, sempre e comunque.
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