Firenze, 28 aprile 2023 – La Fiorentina ha tenuto a bada se stessa, la novità è che l’intensità è stata sostituita dal calcolo, dall’equilibrio, dalla voglia di raggiungere un obiettivo nel momento in cui i risultati contano più di tutto il resto. E la finale di Coppa Italia contro l’Inter (24 maggio all’Olimpico) è un formidabile obiettivo, 9 anni dopo una serata in cui vinsero il Napoli e Jenny a’ carogna.
Uno dei momenti più bui per il calcio italiano e anche per la Fiorentina. Ma il pallone sa concedere anche la rivincita e la Fiorentina questa se l’è meritata tutta, in una stagione così spaccata a metà, prima sofferta e poi esplosiva Un inizio difficile, la crisi e poi da febbraio il salto in avanti nelle coppe, verso possibili tracce di storia negli almanacchi. Quindi,guai a sciupare quello che la squadra ha saputo conquistarsi quando quasi tutti la consideravano in crisi irreversibile.
I ko contro il Lech Poznan e a Monza - cali di energie mentali, più che fisiche - hanno spinto la Fiorentina verso una condizione di normalità, una gestione piatta che solo l’iperattività di Dodo - così diverso dagli altri da essere scambiato per Bolt - ha saputo variare con le sue corse marziane.
Per il resto l’obiettivo era chiaro: restare in controllo, non subire rischi, provare a segnare senza scoprirsi. Il parziale di 0-3 contro il Lech Poznan aveva già scosso abbastanza le anime viola, una squadra matura anche facendo i conti con quello che vuole fare da grande e la Fiorentina ha dimostrato che si può cambiare vestito restando di moda. E complimenti anche al sarto, perché Italiano si è costruito un nome di tecnico ‘moderno’ vincendo tre campionato di fila, per cui più di ogni altro sa quanto contino i risultati.