Andrea Guida
Fiorentina

Fiorentina, De Gea si presenta: “Ricevute molte offerte, ma volevo solo Firenze”

Il portiere spagnolo, 34 anni, arriva da svincolato alla Fiorentina dopo la lunghissima esperienza al Manchester United e un anno di inattività

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David De Gea è stato presentato oggi come nuovo portiere della Fiorentina. Il portiere spagnolo, 34 anni, è reduce da un anno di inattività: "Ho scelto subito Firenze"

Firenze, 12 agosto 2024 – «Sono molto contento di essere qui, è un orgoglio vestire la maglia viola e darò tutto per rappresentare Firenze». Sono queste le prime parole di David De Gea, sbarcato in città nei giorni scorsi e oggi presentato in conferenza stampa. La determinazione di tornare ad essere protagonista è l'obiettivo principale del portiere che ha fatto la storia del Manchester United.

Cosa l'ha spinta a scegliere la Fiorentina? «Innanzitutto ringrazio Ferrari, Pradè e il mister che mi hanno accolto molto bene. E' stato un anno diverso per me, ho preso la decisione di non giocare per un anno ma sapevo che non volevo ritirarmi, quindi mi sono allenato da solo, sempre al 100%. Aspettavo questa opportunità. So che la Fiorentina è un club con molta storia e dei tifosi eccezzionali. E' stata una scelta semplice».

Cosa conosci della storia della Fiorentina? «Qui sono passati grandissimi portieri, ma non solo. Voglio dare il massimo in questo club, magari essere un modello per i giovani e aiutare il club ad arrivare il più in alto possibile. Mi piacerebbe lasciare una mia impronta nella storia della Fiorentina».

Che cosa può portare De Gea alla Fiorentina e al campionato di Serie A? «Voglio aiutare il club in tutto quello che posso fare. Vengo qui per dare il massimo e aiutare la squadra a migliorare. Porto la mia esperienza a tutta la squadra e prometto di dare sempre il mio massimo anche durante ogni allenamento. La Serie A è uno dei migliori campionati del mondo. Non vedo l’ora di indossare la maglia da titolare per poter sfidare chiunque».

Che obiettivi può avere la Fiorentina quest'anno? «In Spagna c'è un detto: al terzo tentativo ci si riesce. Spero accada questo con la Conference League. Non bisogna pensare a lungo termine, ora c'è il Parma. Certo, sogniamo di vincere qualcosa»

Quato tempo ci vorrà per vederla al massimo della forma? «Non ho giocato ma non sono stato fermo un anno. Sono stato ad allenarmi a Manchester ma anche a Madrid. Ho continuato ad allenarmi perché sapevo che sarei tornato a giocare. Mi sono allenato duramente anche se allenarsi da solo è sempre complicato. Non volevo ritirarmi e quindi non sono stato fermo. Ho passato 12 anni in un club grandissimo come Manchester e il mio cuore sarà sempre lì. Ho ricevuto altre offerte ma per me è stato difficile trovare la motivazione di valutare altre offerte oltre al Manchester quindi ho deciso di prendermi il tempo necessario per valutare. Ho grande voglia di tornare a giocare».

Cosa ne pensa della concorrenza con Terracciano? «La competitività sana è sempre buona. Aumenta il livello negli allenamenti. Conosco i portieri qui della Fiorentina. Non ho avuto ancora la fortuna di allenarmi con loro ma oggi sarà la prima volta con il gruppo e ho tanta voglia di scendere in campo e conoscere tutti».

Ha avuto altre offerte? «Si, ho avuto varie offerte ma avevo molta voglia di venire qui alla Fiorentina. Pradè e Ferrari hanno reso tutto facile e veloce. Io sono rimasto incantato da Firenze e dalla Fiorentina».

Cosa ne pensa del fatto che il portiere debba saper giocare anche con i piedi? «Ci sono opinioni differenti. Se si gioca dal basso il portiere deve avere anche queste qualità, ma penso che la qualità migliore per un portiere è evitare di prendere gol. Penso di avere tutte le qualità, e migliorerò anche in questo fondamentale».

Ha parlato con Palladino? Ci sono delle richieste specifiche da parte sua? «Non ho avuto opportunirà di parlare molto col mister ma so cosa gli piace di più di un portiere. Vuole che gli avversari ci vengano a prendere e creare spazi per attaccare. Il suo è un calcio di qualità, dobbiamo allenarci ovviamente per fa sì che tutti siamo il più coordinati possibili per questo. Non c’è l’errore del singolo ma del reparto. Chi riceve il pallone deve avere più opzioni di passaggio. E quando c’è un errore non si può dare la colpa al singolo ma è un errore che avviene di reparto e su quello si deve lavorare».