
Cher Ndour con la maglia della Nazionale Under 21 (foto social del calciatore)
Firenze, 14 aprile 2025 - Da Brescia a Lisbona, da Parigi a Istanbul, passando per Braga. Il lungo Erasmus sportivo di Cher Ndour si è interrotto due mesi fa, quando la Fiorentina ha deciso di investire su uno dei giovani talenti più promettenti del nostro Paese:
“All’estero sono stato benissimo – ha raccontato dal raduno della Nazionale Under 21 nell'intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV per 'Generazione Azzurra' – ma l’Italia è sempre l’Italia e ultimamente mi scorreva dentro il richiamo di casa. Da ragazzo avevo bisogno di stimoli e di affrontare nuove esperienze, è venuta fuori questa possibilità di andare all’estero e, anche se ero molto giovane, ho deciso di partire. Ho la fortuna di avere due genitori che tengono molto a me, che mi sono sempre stati vicini e che mi hanno seguito a Lisbona, Parigi e anche a Istanbul. Mi hanno sempre consigliato nelle scelte, lasciandomi però la decisione finale”. A quattro anni gioca sul campetto dell'oratorio di Fiumicello. A sei arriva la chiamata del Brescia, poi quell'Atalanta. “Al piccolo Cher direi di affrontare le cose con leggerezza e di mettere sempre davanti a tutto il piacere di giocare a calcio”.
A sedici anni la prima chiamata dall'estero. Vola a Lisbona, lo vuole il Benfica. Parentesi formativa. Ma dopo l'Europeo vinto con l'Under 19 arriva la chiamata del PSG. Non si può dire di no. E a Parigi trova Donnarumma.
“Con Gigio (Donnarumma, ndr) a Parigi abbiamo legato subito, io poi venivo dalla vittoria dell’Europeo e la prima cosa che ha fatto è stata farmi i complimenti”.
Debutta in prima squadra, segna anche in Coppa di Francia. Ma gli serve continuità. Va al Braga, poi al Besiktas, sempre in prestito. E in Turchia conosce un altro azzurro.
“Sono arrivato a Istanbul e Ciro (Immobile, ndr) era già lì, ci siamo trovati molto bene ed è stato importante poter parlare con lui, anche perché il turco non è una lingua facile. Ciro e Gigio hanno fatto grandi cose, hanno vinto entrambi l’Europeo. Spero un giorno di poterlo vincere anche io”. Cher si descrive anche fuori dal campo. “Sono un ragazzo semplice, tranquillo, e ogni volta che posso torno a Brescia dai miei amici e dalla mia ragazza. Andiamo nel bar storico, che è dei miei primi allenatori all’oratorio. Quando ho del tempo libero mi piace riposare e staccare del tutto dallo sport”.
Il piatto preferito è la carbonara (“ma anche la picanha accompagnata da riso e patate”), la playlist sempre la stessa (“sono molto scaramantico, ascolto le solite cinque canzoni prima di entrare in campo”), gli idoli tre campionissimi di calcio e basket: “Come caratteristiche mi sono sempre ispirato a Pogba, come dedizione al lavoro e per la carriera che ha avuto a Cristiano Ronaldo. E a LeBron James: seguo l’NBA, quello che sta facendo a 40 anni è frutto non solo del talento ma anche della dedizione che ci mette”.
E i sogni?. “Diversi, come vincere la Champions League ed esordire con la Nazionale maggiore”.
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