Firenze, 8 gennaio 2024 - L’ennesimo incrocio di martedì sera tra Fiorentina e Bologna, il Derby dell’Appennino, non è solo una sfida tra due delle squadre più brillanti di questa stagione per conquistare un posto nelle semifinali di Coppa Italia. Fiorentina-Bologna è anche un tuffo nella storia dei due gloriosi club nel nome di un grande allenatore: Fulvio Bernardini. Proprio in questi giorni, il 13 gennaio, ricorrono i 40 anni dalla sua morte. Giocatore di grande classe degli anni Venti e Trenta, Bernardini allenatore scrive pagine memorabili in viola e in rossoblù riuscendo nell’impresa di vincere due scudetti su due panchine diverse e al di fuori del circuito delle squadre di Torino e Milano e, più in generale, delle grandi città. Lo fa puntando sempre sul gioco e sulla qualità dei giocatori, ma anche attraverso formule tattiche innovative.
Impossibile non ricordare (in chiave viola) che è proprio Bernardini a lanciare in azzurro Moreno Roggi, Domenico Caso e Giancarlo Antognoni.
La Fiorentina del “Dottore” (così era soprannominato per la sua laurea in economia e la sua vasta cultura) vince lo scudetto nel 1955-56 a cinque giornate dalle fine dando spettacolo su tutti i campi e segnando una serie di record, tra quali il maggior vantaggio sulla seconda nei tornei a 18 squadre (12 punti), il numero di partite consecutive senza sconfitte (33), il minor numero di sconfitte (1), il minor numero di reti subite (20), il minor numero di reti subite in casa (6) e il maggior numero di punti conquistati in trasferta (24). E’ la Fiorentina di Montuori e Julinho, della valanga di gol (21) segnate da Virgili e delle parate di Sarti.
Più sofferto, ma non meno eclatante è il successo del Bologna 1963-64 “targato” Bernardini. Una vittoria che arriva a Roma nello spareggio contro l’Inter in un finale avvelenato dal caso doping (ai rossoblù vengono tolti tre punti per la positività di cinque giocatori, ma le controanalisi ne dimostrano l’innocenza e i punti vengono restituiti). Il 7 giugno 1964 il Bologna batte l’Inter per 2-0 e vince il suo settimo scudetto.
E’ il Bologna di Pascutti e Pavinato, di Fogli e Bulgarelli, una squadra che vince divertendo, tanto da far esclamare allo stesso allenatore: “Così si gioca solo in Paradiso”. Le squadre di Italiano e Motta ancora non sono paradisiache, ma la loro filosofia di cercare il risultato attraverso il gioco, certo piacerebbe al “Dottore”.
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