REDAZIONE FIRENZE

Fulvio e Beppe, quella cordiale inimicizia

In tempi super-mediatici come i nostri, col proliferare di giornali, trasmissioni radio e tv, siti web che si occupano di calcio e dissertano di tattiche e formazioni, i rapporti tra allenatori e giornalisti sono difficili e spesso conflittuali. Basta fare un giro sul Web per “godersi” alcune delle più famose litigate. Il conflitto tra i due ruoli, però, è sempre esistito come dimostra il rapporto tra due grandi della storia viola: il tecnico Fulvio Bernardini e il giornalista de La Nazione Beppe Pegolotti. I due, per dirla con Raffaello Paloscia (altra grande firma de La Nazione) furono sempre divisi da una “cordiale inimicizia”.

Eppure, nei rispettivi ruoli, vissero insieme la fantastica stagione del primo scudetto (1955-56) e oltretutto Pegolotti aveva una caratteristica che manca a gran parte dei commentatori: aveva giocato in Serie A. Ecco, proprio qui sorge il problema, perché i due si affrontarono in un Roma-Livorno del 26 maggio 1929 e in quella occasione un intervento duro dell’amaranto (Pegolotti) costrinse il giallorosso (Bernardini) a uscire dal campo. Da qui si fa risalire la “cordiale inimicizia”, anche se probabilmente c’erano divergenze caratteriali. Nel suo contributo al libro “Fiorentina 19551956”, Paloscia racconta che "Pegolotti era a volte costretto a frequentare lo stesso albergo in cui la squadra alloggiava e, naturalmente, incrociava anche Bernardini che faceva di tutto per evitarlo". A dire il vero, la società viola si era affidata proprio al giornalista per convincere Bernardini a lasciare il Vicenza per allenare i gigliati. Apparentemente non fu un grande affare: Bernardini pagò un milione di penale, la Fiorentina lo ingaggiò per 800 mila lire. Da qui, però, nasce la favola del primo scudetto e anche Pegolotti, con obiettività, riconobbe i meriti del “cordiale nemico“.