FRANCESCO QUERUSTI
Sport

Guidotti, cuore Pelago Presidente da 33 anni

In sella alla società da quando è nata: il primo luglio 1987 dalla fusione tra Polisportiva e Libertas: "Una storia ricca di passione e successi"

di Francesco Querusti

Franco Guidotti (nella foto), il presidente senza tempo, personaggio da guinness dei primati. Da 33 anni alla guida del Pelago e uno degli artefici della nascita del calcio in un piccolo paese dove è grande l’amore per lo sport. Un percorso lungo e ricco di successi. In 33 anni si fanno tante cose: si cresce, si studia, ci si laurea, poi l’attività lavorativa, la famiglia e i figli. Franco Guidotti ha fatto tutto questo, ma anche qualcosa in più. Da chi frequenta il campo sportivo è ritenuto una persona buona e generosa, con capacità e grinta al momento giusto, insieme a un grande cuore.

Guidotti come è nata l’Unione Sportiva Pelago?

"Era il primo luglio 1987 quando la Polisportiva Pelago e la Libertas Pelago decisero di unire i loro destini in un sodalizio che dava vita all’avventura biancoverde. Dopo appena tre mesi di gestione provvisoria, con un coordinatore pro tempore per mettere in piedi l’organizzazione, venivo nominato presidente. Da allora sono sempre rimasto alla guida della società".

Quali i risultati ottenuti?

"Qui il calcio è apprezzato da tutti grazie a un fantastico gruppo di volontari e dirigenti che ringrazio per il costante impegno. Una storia ricca di passione e di successi, che hanno portato la squadra dalla Terza categoria a navigare stabilmente in Seconda. Fino alla magica promozione nel 2008 in Prima categoria, dove il Pelago ormai si sente a casa".

Avete anche un valido vivaio?

"Altro merito è aver creduto fin da subito nel giovanile in un paese, in cui poteva apparire complicato richiamare ragazzi per la presenza di realtà sportive sulla carta più importanti di noi. Abbiamo puntato con convinzione sui giovani, facendoli crescere senza ansia da prestazione e riuscendo a farli approdare spesso in prima squadra per poi lanciarli anche in palcoscenici più importanti".

Attualmente com’è la situazione a Pelago?

"Continuiamo ad avere tutte le squadre del settore giovanile, quasi un miracolo per una compagine così piccola. Sono rimasto al timone della nave biancoverde per passione e perché le persone unanimamente mi hanno sempre rinnovato fiducia e stima. E io sono felice di questo ruolo e dedico il massimo impegno ascoltando tutti e cercando di superare i problemi con la collaborazione reciproca".

Chissà quanti aneddoti?

"Uno di questi quando il quindicenne Francesco Clementi non voleva scendere in campo per la partita contro il Vaglia. In quel lontano giorno del 1989 il Pelago doveva indossare le maglie bianche e viola della Fiorentina con un giglio sul petto. Ma Clementi è juventino. Poi convinto scese in campo con la 10 e fece tripletta: il Pelago sconfisse per 3-2 il Vaglia".

Però fuori dal campo non si era da meno.

"Come non ricordare il periodo in cui il dirigente Roberto Tafuri annunciava le formazioni con toni alla Caressa dal baracchino vicino al campo salutando ogni goal biancoverde con esultanze e musiche sudamericane. E all’ingresso in campo dagli altoparlanti c’era inno brasiliano del Carnevale di Rio".

Quindi uno spirito da vera Comunità?

"In questi anni ne sono successe di ogni colore: tutto o quasi è cambiato intorno al campo sportivo lungo la via che conduce da Pelago a Diacceto. Insieme a un validissimo gruppo di dirigenti, allenatori e volontari lavoriamo per portare avanti il presente e il futuro di una storia che da 33 anni fa battere il cuore di un paese intero".