’Quando tutto sembra andare a rotoli, fermati e ricomincia dalle sicurezze’, sostenevano i saggi. Magari anche dalle cose semplici, mettendo da parte quella sicurezza quasi presunzione che ti porta a "non fare qualche metro in più", parafrasando il pensiero del ds viola Pradè. Bisogna tornare a sporcarsi un po’, insomma, mettendosi la tuta da operaio, perché come diceva ai suoi giocatori Vince Lombardi (il più grande coach del football americano, al quale è intitolato il Super Bowl) "Il dizionario è l’unico posto dove successo viene prima di sudore". E’ con questa frase ben impressa che la Fiorentina deve tornare al Viola Park per riprendere il discorso interrotto ormai da cinque lunghe partite. Senza spirito di sacrificio, quell’essere ’uno per tutti, tutti per uno’, difficilmente la squadra ritroverà sé stessa. O meglio, quella Fiorentina che per otto partite aveva incantato, pur nella sua imperfezione. Lo aveva detto Palladino – probabilmente aveva percepito segnali prima di tutti gli altri – che sarebbero arrivati i momenti difficili. Ebbene, adesso sono deflagrati in modo evidente. I ceffoni di Monza hanno lasciato il segno. Non sul viso, ma nell’anima di una squadra apparsa incapace di reagire in modo razionale e non
Come detto prima, quindi, bisogna ripartire dalle sicurezze. E nello spogliatoio ce ne sono alcune ben definite. I senatori praticamente non ci sono più – come, per motivi differenti Biraghi e Quarta –, ma nello spogliatoio ci sono ’nuovi’ riferimenti che adesso dovranno essere capaci di portare la nave Fiorentine al di fuori delle secche dove si è infilata in modo evidente. Ranieri, De Gea e per certi versi anche Kean che si è guadagnato la stima di tutti a suon di gol e un attaccamento alla maglia sorprendente. Ranieri si è calato perfettamente nel ruolo che Palladino gli ha assegnato. Capitano responsabilizzato e responsabile del gruppo, come si è visto lunedì sera a fine partita. E’ stato lui a mettere la faccia, a fare autocritica e a spronare il gruppo. Lo ha fatto lontano da orecchie indiscrete anche De Gea che non ha certo bisogno di legittimazione, considerato il suo percorso. Lui qui si trova a meraviglia e le sue (poche) parole suonano più o meno come quelle della cassazione. La Fiorentina deve ripartire da qui, aspettando (in campo) i suoi uomini migliori.
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