
Ha il carnato olivastro dei corsari caraibici, il fisico che diresti scolpito nel travertino e viene da una città che sembra spuntare da un romanzo di Garcia Marques: Bon Sucesso, nella regione brasiliana del Minas Gerais. Quante cose suggestive che racchiude tutte assieme Igor Julio dos Santos de Paulo, difensore centrale con la struttura d’ordinanza dello stopper, chiamato a fare il frangiflutti alle mareggiate avversarie col permesso di scavalcare il centrocampo solo in caso di corner o di invasione di campo della tifoseria avversaria. Arrivato in viola nel gennaio di due anni fa con le buone referenze di mister Semplici che lo aveva avuto alla Spal ("Farà parlare di sé, vedrete"), dopo qualche proclama oggettivamente rischioso ("Mi ispiro a Sergio Ramos, Thiago Silvia e Van Dijk e voglio scrivere il mio nome nella storia della Fiorentina", disse durante la prima conferenza stampa) e dopo un lungo periodo di apprendistato fatto di cose buonine e di errori dolorosi, Igor sembra finalmente aver conquistato la fiducia di Italiano, che da qualche gara lo sta schierando fin dall’inizio a presidiare l’area viola.
Una fiducia ripagata: domenica scorsa con l’Atalanta, insieme a Milenkovic e Nico Gonzales, è stato il migliore in campo, rimandando nell’immaginario ad alcuni stopper ruvidi e gloriosi del passato viola. Come Giancarlo Galdiolo, alto come un condominio di Novoli, che, nonostante il cognome da fiore primaverile, faceva cadere in depressioni autunnali i centravanti che doveva marcare. Come Pin, Celeste di nome e di sembianze che però quando sgomitava in area faceva neri gli attaccanti che passavano nei pressi. O come Giovanni Guerrini, stopperone dal fisico mitologico che sembrava appena uscito da uno di quei film grotteschi degli anni 70, che proponevano sfide insensate tipo Ercole contro Robin Hood, Sansone contro l’Uomo Ragno, Polifemo contro Adriano Pappalardo.
Non di che stupirsi. Perché in fondo anche la sfida di Igor di domenica scorsa contro Malinovskyi e Boga, sulla carta poteva apparire insensata. Lui, erculeo e massiccio; loro, agili, leggeri e scattanti. C’era il rischio del naufragio, del "prova a prendermi" senza esito con conseguenze devastanti. Invece alla fine ha vinto lui. Respingendo a testa alta gli attacchi atalantini, consentendo alla Fiorentina una vittoria esagerata sotto il profilo emotivo e raccogliendo alla fine le parole al miele di mister Italiano: "Igor è cresciuto tanto in personalità, ha un gran mancino e vede le linee di passaggio. Ha innalzato la qualità in tutto e io lo sto premiando". Quasi una dichiarazione d’intenti di chi lo considera un protagonista della difesa da qui alla fine del campionato. Non si sa, insomma, se alla fine della sua carriera Igor ce la farà davvero a scrivere il suo nome nella storia, ma se continua a giocare così, la cronaca delle emozioni viola continuerà per forza a parlar ancora di lui. Cento di queste partite, Galdiolo brasileiro venuto dal sudeste.