E pur si gioca. Come del resto ha chiesto con il sorriso sulle labbra Edoardo Bove da Careggi e come, forse, è più logico fare pur di mettersi il prima possibile alle spalle lo shock provato domenica dopo i primi 17 minuti della gara con l’Inter. Certo, quelli che ha vissuto la Fiorentina tra lunedì e ieri sono stati due allenamenti tutt’altro che facili, due sedute dove Palladino più che sulle gambe ha dovuto lavorare sui nervi dei propri calciatori. Eppure il sentore è che proprio per il fatto che coi nerazzurri, tre giorni fa, la partita è durata davvero una manciata di istanti, contro l’Empoli - in un derby da dentro o fuori che mette in palio (probabilmente) un quarto di finale a Torino con la Juventus a febbraio - il tecnico voglia proporre un undici che sia un mix tra il classico schieramento titolare del campionato e qualche seconda linea.
La novità più interessante in tal senso riguarderà la porta dove, a meno di ribaltoni, sembra arrivato il momento di rivedere dal 1’ il classe 2006 Martinelli, che ha giocato l’ultimo (nonché primissimo) suo match dall’inizio tra i professionisti nel recupero del 2 giugno dello scorso campionato a Bergamo contro l’Atalanta: il prodotto del vivaio (fresco di rinnovo fino al 2029) aveva ricevuto mesi fa la parola da Palladino che quella con gli azzurri sarebbe stata la sua notte e tutto lascia pensare che alla fine così sarà.
Per il resto in difesa si dovrebbero vedere Kayode e Gosens sulle fasce con la coppia centrale formata da Pongracic e Ranieri mentre in mediana non è escluso che possa essere testato ancora l’esperimento di Quarta in coppia con uno tra Cataldi e Mandragora (favorito l’ex Lazio). In attacco, dietro a Kouame, scontato l’impiego di Ikoné, Beltran e Sottil con Gudmundsson destinato a giocare solo uno spezzone di gara.
Andrea Giannattasio
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