I primi passi nel mondo del pallone in un oratorio di Brescia, dove è nato nel 2004 da papà senegalese e mamma bresciana, appunto. Cher, si come il nome della cantante, Ndour per alcuni è il nuovo Pogba; per i più ’anziani’ Marco Tardelli, un altro che ha iniziato proprio da un campo polveroso accanto alla chiesa. Ma i paragoni sono una trappola per tutti. Anche se lui, il ragazzone alto 190 centimetri, capace di giocare a tutto campo, box to box come si dice adesso, e ricoprire più ruoli in mediana. Senza per questo disdegnare puntate offensive, come appunto faceva il Marco Mundial.
Ma basta con i paragoni effimeri e rimaniamo nella concretezza, quella dimostrata con l’Atalanta, prima e con il Benfica poi. In Portogallo vince tanto e si mette in evidenza come uno dei giovani talenti emergenti.
Non solo talento, però, ma grande spirito di sacrificio, dedizione e sofferenza. Si anche quella perché attraverso le difficoltà (il colore della pelle gli ha fatto provare quanto sia ancora difficile l’integrazione, anche se lui ha sempre ricondotto tutto all’ignoranza)si cresce. Tanto da arrivare a 19 anni a giocare con il Paris Saint Germain. Poteva essere il punto di arrivo (come l’azzurro con l’Under 19), ma Cher non è uno che si accontenta e per questo si mette ancora in gioco andando in Turchia con il Besiktas: anche qui numeri importanti. Per questo la Fiorentina ha scelto il ragazzo dell'oratorio. Che sogna l’azzurro, come dice Celentano.
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