
Quando il telefono è squillato e dall’altra parte della cornetta si è accorto che stava parlando con Andrea Ritorni, collaboratore di Francesco Totti, Filippo Manzari - portiere classe 2004 di proprietà della Fiorentina - non ci voleva credere. Eppure era da tempo che il Pupone, che ha da poco intrapreso l’avventura di procuratore assieme a una scuderia composta anche da Candela, aveva messo gli occhi su di lui. In particolare da quando l’estremo difensore originario di Arezzo è stato segnalato come uno dei prospetti più interessanti del settore giovanile del club. Quelli passati a Firenze del resto sono stati sei anni in ascesa per Manzari, che dopo aver mosso i primi passi nell’Arezzo Football Academy nel 2014 ha fatto il suo ingresso negli Esordienti B viola, iniziando la sua scalata che nell’ultima stagione lo ha portato a diventare un punto di riferimento degli Under 16 e prima ancora a fare l’esordio nella Nazionale Under 15 di Patrizia Panico.
Del resto, giura chi in questi anni ha avuto a che fare con il portierino, è impossibile non accorgersi delle doti del giovane, che oggi si ispira a Kepa del Chelsea. Un esempio di comportamento dentro e fuori dal campo, la qualità maggiore che ha convinto Totti a far entrare Manzari nella sua giovane squadra (al momento fanno parte della CT10 Management, l’agenzia dell’ex fuoriclasse giallorosso, anche Retegui dell’Estudiantes, Bonavita dell’Inter e Pagano della Roma). "Bastarono due allenamenti a quell’epoca per capire di che pasta fosse fatto Filippo" racconta Andrea Ruglioni, suo primo allenatore in maglia viola nel 2014. "Il giudizio che tutti demmo fu subito positivo, anche se eravamo convinti che avrebbe dovuto crescere dal punto di vista fisico. I suoi progressi nel corso delle ultime stagioni oggi però sono sotto gli occhi di tutti". In particolare, tra le doti che in questi sei anni sono state apprezzate dagli allenatori di Manzari, c’è la forte personalità, unita alla capacità di reazione specie quando messo sotto stress. Nonostante avesse appena dieci anni, giurano i suoi primi preparatori, davanti ai rimproveri Filippo rispondeva sempre a testa alta, senza mettere quella "lacrimuccia" tipica dei più giovani.
Per non parlare poi della tecnica di base, che il portiere ha sempre avuto molto sviluppata rispetto ai suoi compagni di reparto e che gli ha permesso fin da subito di eccellere nel colpo di reni in elevazione e nei riflessi, quando impegnato nei tiri da vicino. È stato proprio per questo motivo che nel marzo 2019 il ct dell’Italia Under 15 Panico, colpita anche dalla serietà del giocatore e della sua famiglia, ha scelto di chiamarlo in Nazionale, permettendogli anche di esordire da titolare contro i parietà dell’Austria. "Non sono stupito che Totti lo abbia fatto entrare nel suo team: erano in tanti a seguire da tempo Filippo. Non avrà certo difficoltà a diventare un professionista" ha concluso Ruglioni. Una nuova pianticella viola è pronta a sbocciare.